Rallegrarsi, esultare ed essere benedetti – Luca 10:17-24

Oggi vi voglio incoraggiare. Spero di incoraggiarvi spesso con i messaggi dalla Bibbia, ma oggi credo che il testo ci aiuti particolarmente. E non soltanto essere incoraggiati, ma anche proprio gioire, essere felici. Siamo in una fase un po’ cupa del Vangelo. Gesù ha detto chiaramente ai discepoli che deve morire, Gesù è in cammino verso Gerusalemme, Gesù ha parlato del costo di essere suoi discepoli e Gesù, abbiamo visto la volta scorsa, ha mandato i discepoli in una missione stancante, pericolosa, urgente, non semplice.

L’atmosfera è un po’ ‘ cupa, ma i versi di oggi sono uno sprazzo di luce, di speranza, di gioia. Nei versetti di oggi, nei quali i discepoli tornano indietro dopo essere stati in missione, si parla di gioia, di rallegrarsi, di esultare, di beatitudini.

Luca 10:17 Or i settanta tornarono pieni di gioia, dicendo: «Signore, anche i demòni ci sono sottoposti nel tuo nome». 18 Ed egli disse loro: «Io vedevo Satana cadere dal cielo come folgore. 19 Ecco, io vi ho dato il potere di camminare sopra serpenti e scorpioni, e su tutta la potenza del nemico; nulla potrà farvi del male. 20 Tuttavia, non vi rallegrate perché gli spiriti vi sono sottoposti, ma rallegratevi[h] -i vostri nomi sono scritti nei cieli». 21 In quella stessa ora, Gesù, mosso dallo Spirito Santo, esultò e disse: «Io ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e agli intelligenti, e le hai rivelate ai piccoli! Sì, Padre, perché così ti è piaciuto! 22 Ogni cosa[j] mi è stata data in mano dal Padre mio; e nessuno sa chi è il Figlio, se non il Padre, né chi è il Padre, se non il Figlio e colui al quale il Figlio voglia rivelarlo». 23 E, rivolgendosi ai discepoli, disse loro privatamente: «Beati gli occhi che vedono quello che voi vedete! 24 Perché vi dico che molti profeti e re hanno desiderato vedere quello che voi vedete, e non l’hanno visto; e udire quello che voi udite, e non l’hanno udito».

Rallegrarsi per la salvezza

I discepoli tornano indietro raccontando a Gesù quello che era successo. è quello che era successo aveva dell’incredibile. I discepoli, con l’autorità che deriva dal nome di Gesù, avevano anche dominato dei demoni. E, possiamo immaginare, erano successe tante altre belle cose: guarigioni di malati, conversazioni profonde sul senso della vita, evangelizzazioni fruttuose. E Gesù rincara la dose: quando avvengono queste cose Gesù vedeva Satana cadere. Satana è quell’angelo che si è ribellato al Signore ed è stato cacciato dalla presenza del Signore. E credo che con questa frase Gesù stia dicendo che mentre i discepoli operavano, Gesù vedeva la conferma della sconfitta di Satana. Ed è potente pensare che quando noi operiamo e lavoriamo per il Signore, confermiamo spiritualmente la sconfitta di satana. Ed è anche potente riflettere sul fatto che niente può fare del male ai discepoli: le potenze del male, i “serpenti e gli scorpioni” non possono farci del male. Noi siamo al sicuro. Siamo al sicuro perché Dio decide cosa può succedere e cosa no. Insomma, nonostante le difficoltà e la cupezza di questi brani, abbiamo tanti motivi per essere incoraggiati ed essere gioiosi. Tuttavia, Gesù porta i discepoli a riflettere su un motivo ancora più grande. Gesù dice, non rallegratevi per gli spiriti che vi sono sottoposti. Non rallegratevi per quello che sta succedendo, per quanto possa essere bello. Perché quando si inizia a fissare la propria attenzione su quello che sta succedendo, si potrebbe perdere di vista Dio, si potrebbe diventare ossessionati con quello che si fa o si potrebbe iniziare a pensare che quello che sta succedendo avviene perché noi siamo bravi, perché noi siamo capaci.

Ma un motivo molto più grande per festeggiare è pensare al fatto che siamo salvati. è riflettere sul fatto che i nostri nomi sono scritti nel libro della vita e niente e nessuno può cancellarli da questo libro. Riflettere sul fatto che per il sangue di Gesù noi siamo anche al sicuro, perché anche in caso di morte la morte non è finale, ma solo un doloroso passaggio verso un mondo senza dolore, come abbiamo ricordato leggendo Apocalisse mercoledì sera.

Ho letto una citazione di J.I. Packer, teologo britannico, che mi è piaciuta un sacco:

C’è un enorme sollievo nel sapere che il Suo amore per me è assolutamente realistico, basato in ogni punto sulla precedente conoscenza del peggio di me, in modo che nessuna scoperta possa disilluderlo su di me, nel modo in cui io sono così spesso disilluso su me stesso, e spegnere la sua determinazione a benedirmi.

Gesù ci ha salvato, nonostante conoscesse tutti gli errori che avremmo compiuto. Il suo amore, la sua salvezza, non può essere scossa da nulla. Questa cosa non è soltanto di sollievo, come dice Packer, ma anche motivo di grande gioia.

Che cosa ti porta gioia nella tua vita? Quando è stata l’ultima volta che ti sei rallegrato non per qualcosa che hai fatto per il Signore, non per qualche attività o evento, non per qualche dono, o un esame superato, o una bella giornata a lavoro, ma perché sei stato salvato per grazia da Cristo Gesù? Che non hai fatto niente, ma gratuitamente hai ricevuto il dono più grande? Rallegrarsi non perché hai ricevuto qualcosa da Dio, ma hai ricevuto Gesù stesso da Dio, ed essendo stato unito a lui per fede hai tutto? Rallegrarsi perché il tuo libro è scritto, indelebile, nel libro della vita e nessun tuo errore o sbaglio o peccato può cancellarlo da lì.

Esultare per il modus operandi di Dio

Ma il brano di oggi non si ferma qui. Non soltanto i discepoli si rallegrano, ma Gesù stesso, mosso dallo Spirito Santo esulta, “vibra di gioia,” e loda il Padre. Esultare è una delle azioni più belle e soddisfacenti che possiamo provare nella vita. L’anno scorso gli italiani hanno esultato per la vittoria dell’Italia agli europei. Ricordate la gioia, gli abbracci, le risate, i cori, le urla. Quest’anno i tifosi Ferrari sono tornati ad esultare per i risultati della Ferrari in F1. Esultiamo quando un articolo accademico viene pubblicato, quando concludiamo un lavoro in tempo, quando riceviamo un regalo inaspettato. Esultare è proprio una bella cosa. Che belli questi versetti nei quali Gesù riflette sul piano di salvezza divino e spinto dallo Spirito non soltanto esulta, ma esalta anche Dio Padre. Che poi è esattamente quello che succede con noi, che facciamo nostro il piano redentivo tramite Gesù per opera dello Spirito e glorifichiamo il Padre.

E per cosa esulta il Signore? Esulta per il modus operandi di Dio.

Perché il Dio onnipotente, il Dio del cielo e della terra, si è rivelato non ai sapienti, ma ai piccoli. Gesù aveva in mente in primo luogo i discepoli, i quali non erano stati scelti tra la creme de la crème della società, non erano stati scelti dalle famiglie più importanti e ricche del paese ma tra le persone comuni. Ma questo principio non si applica solo ai 70 discepoli, ma in generale a tutti i discepoli, a tutta la chiesa nel corso della storia. Non ci sarebbe stato niente di male a scegliere i potenti e i sapienti, ma Dio ha voluto, perché così gli è piaciuto, scegliere le cose piccole per screditare le forti, le minime per far tacere le grandi. Questa decisione, questo modus operandi, ovvero modo di agire che ha Dio e che fa esultare Cristo, ci rivela che tipo di Dio il Signore è: onnipotente eppure vicino agli umili, creatore di ogni cosa eppure abbassatosi non soltanto fino a farsi uomo, ma fino a raggiungere i più poveri e i più piccoli degli esseri umani.

Gesù esulta perché il modo di operare di Dio è ordinato, stabile, incrollabile.

22 Ogni cosa mi è stata data in mano dal Padre mio; e nessuno sa chi è il Figlio, se non il Padre, né chi è il Padre, se non il Figlio e colui al quale il Figlio voglia rivelarlo».

Ogni cosa che appartiene a Dio, ovvero tutto, è stata data al Figlio. Il Figlio conosce perfettamente il Padre e il Padre il Figlio. E il Figlio rivela questa unione perfetta a chi lui vuole. Che bello che è Dio che opera, che bello poter esultare perchè Gesù si rivelerà a chiunque lui vuole, che bello poter esultare per i goal che segna Gesù, invece che doverci preoccupare se e come segnare noi. Tutto è nelle mani di Dio. Noi possiamo fermarci, ed esultare.

Quando le cose non vanno come vorresti, quando sei triste perché qualcuno non ha sentito o non ha ricevuto il Vangelo, prova ad esultare e lodare il Signore, che opera in maniera misteriosa, che opera in pieno controllo sulla base del legame inossidabile tra il Padre e il Figlio. Ogni cosa è nelle mani di Dio, lode a Dio, rallegriamoci! Ogni cosa è nelle mani di Gesù, lode a Dio, esultiamo! Gesù si sta rivelando alle persone, a noi, anche se non ce lo meritiamo, anche se siamo poveri per il mondo, lode a Dio, esultiamo!

Essere benedetti, felici, soddisfatti in Cristo

Dopo aver riflettuto sull’opera di Dio, aver esultato e lodato il Padre, Gesù si rivolge ai discepoli. E non so, mi colpisce e mi tocca immaginare questa scena. Gesù che passa dallo sguardo rivolto alla gloria del Padre a guardare con amore i suoi cari discepoli, coloro per i quali stava per sacrificare se stesso sulla croce.

E rivolgendosi ai discepoli, Gesù conclude il brano di oggi con una benedizione. Cosa vuol dire essere benedetti? Avere una bella casa, o una bella famiglia, o essere in saluto? In un certo senso si, perché questi sono doni che vengono da Dio.

Ma ancora di più, la benedizione è il tipo di felicità che deriva dal ricevere il favore di Dio. Un’autrice americana ha scritto che “le Scritture dimostrano che la benedizione è tutto ciò che Dio dà e che ci rende pienamente soddisfatti in Lui.”1 E cosa ci rende più soddisfatti in Dio se non l’aver ricevuto Gesù Cristo?

Beati sono coloro che vedono quello che stavano vedendo i discepoli, beati coloro che stanno ascoltando quello che i discepoli stavano ascoltando. Il senso è chiaro. Quello che stava accadendo di fronte ai loro occhi era qualcosa di unico. Tutto il creato stava aspettando questo momento, il momento della rivelazione del Messia, del Salvatore del mondo, del Redentore. Tutto Israele stava aspettando questo momento, dopo secoli di delusioni, di battaglie perse, di peccato, di esili, di silenzio da parte del Signore. Tutte le nazioni stavano aspettando questo momento, forse inconsciamente ancora, ma lo stavano aspettando, stavano aspettando la rivelazione del senso della vita e della via verso la vita eterna.

Quindi quei discepoli, persone semplicissime riunite in una zona sconosciuta del vasto Romano Impero, erano beati, benedetti per quello di cui erano testimoni. Beati loro, qualcuno potrebbe pensare. Beati loro che hanno parlato con Gesù, visto Gesù operare. Ma io dico: beati anche noi. Si perché questa beatitudine si applica anche a noi oggi.

Beati noi perché Gesù dice ai discepoli che è un bene che lui va via. Beati noi perché lo Spirito Santo ci ricorda e ci spiega tutto quello ciò di cui abbiamo bisogno riguardo a Gesù. Beati noi, perché quando Gesù si è mostrato a Tommaso, ha detto che beati sono coloro che crederanno senza aver visto. Beati noi perché non solo siamo venuti dopo Cristo, ma anche dopo la chiusura del Canone biblico. Tutto quello che Dio ha voluto far sentire, si trova nella Bibbia.

Non so come vi immaginate gli angeli. Penso che possiamo avere mille curiosità sugli angeli. Che tipo di corpo hanno? Che tipo di poteri? Hanno le ali? Magari vorremmo essere simili agli angeli, al cospetto di Dio. Una cosa sconvolgente è che gli angeli, queste creature straordinarie usate da Dio, sono curiosi….riguardo a noi!

A volte magari ci piacerebbe essere come i profeti, ai quali il Signore parlava direttamente con messaggi chiari. Quanto sarebbe facile e bello preparare ogni domenica una predicazione con Dio che ti detta le parole da dire? Quanto sarebbe facile parlare con i nostri amici di Dio, se Dio stesso ci dicesse cosa dire? Quanto sarebbe facile incoraggiare un fratello o una sorella che sta soffrendo, se Dio ci dicesse esattamente cosa dire, quali parole usare e quali no?

Leggiamo insieme alcuni versetti da 1 Pietro 1:8-12. Sono dei versetti che spiegano nuovamente la beatitudine suprema, definitiva, di aver ricevuto la salvezza in Cristo.

1 Pietro 1:8 Benché non lo abbiate visto[b], voi lo amate; credendo in lui, benché ora non lo vediate, voi esultate di gioia ineffabile e gloriosa, 9 ottenendo il fine della {vostra} fede: la salvezza delle anime. 10 Intorno a questa salvezza indagarono e fecero ricerche i profeti, che profetizzarono sulla grazia a voi destinata. 11 Essi cercavano di sapere l’epoca e le circostanze cui faceva riferimento lo Spirito di Cristo che era in loro, quando anticipatamente testimoniava delle sofferenze di Cristo e delle glorie che dovevano seguirle. 12 E fu loro rivelato che non per se stessi, ma per voi[d], amministravano quelle cose che ora vi sono state annunciate da coloro che vi hanno predicato il vangelo, mediante lo Spirito Santo inviato dal cielo: cose nelle quali gli angeli bramano penetrare con i loro sguardi.

 Nel bel mezzo delle difficoltà del suo ministero, Gesù e i suoi discepoli si rallegrano per l’avanzamento del Regno e per la salvezza, esultano per il modo potente in cui opera Dio e sono benedetti, soddisfatti, in Gesù. Anche noi, oggi, possiamo ripercorre queste tappe, a prescindere da cosa rende cupe le nostre giornate.

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