Rifugio, Giustizia, Relazione – Proverbi 18:10

Oggi guarderemo insieme ad un solo versetto della Bibbia, per un totale di 18 parole! Non nascondo una certa emozione nell’avere la possibilità, per la prima volta come Chiesa Cristiana La Torre, di aprire insieme la Bibbia e meditarci sopra con voi. In queste prime settimane guarderemo dei testi che fanno riferimento ad una torre. Come abbiamo già detto questa comunità si chiama La Torre, un nome che abbiamo scelto per diversi motivi. Ovviamente c’è un riferimento alla Torre di Pisa, simbolo di questa città. Una torre che, per quanto bella ed iconica, non è assolutamente perfetta. Come chiesa crediamo che ci sia una torre molto più stabile e bella. Una torre sulla quale vogliamo e possiamo fare affidamento con la nostra vita.

 

Il versetto di oggi è tratto dal libro dei Proverbi. Per chi non avesse troppa familiarità con la Bibbia, il libro dei Proverbi si trova nell’Antico Testamento, quella parte delle scritture che si concentrano su quanto accaduto prima della nascita di Cristo. I Proverbi fanno parte dei cosiddetti libri sapienziali, libri che hanno come tema principale la sapienza che serve per affrontare la vita. Ci sarebbe molto da dire sui Proverbi e su quanto i vari libri sapienziali, se letti insieme, possono darci in termini di orientamento e prospettiva per la vita quotidiana. Per ora, ci basti sapere che siamo nel capitolo 18 del libro, in una sezione che raccoglie dei proverbi di Salomone, figlio del Re Davide. Quasi ogni versetto di questa sezione è un proverbio a sé stante, costruito su un parallelismo, ovvero in un una prima parte che viene completata, per antitesi, sinonimia o progressione.

 

Dopo questa breve introduzione ecco il versetto di oggi, Proverbi 18:10:

 

 “Il nome del Signore è una forte torre; il giusto vi corre e vi trova un alto rifugio.”

 

1- Rifugio

Viviamo in un’epoca nella quale abbiamo vasto accesso ad informazioni, indagini, reportage. Se da una parte è vero che siamo bombardati da fake news, dall’altra abbiamo anche la possibilità di conoscere e scoprire cose che fino a qualche anno fa non erano alla nostra portata. Questo ha portato alla caduta di molte fortezze ideologiche. Ormai non ci stupiscono più storie legate alla corruzione nella politica, allo sfruttamento nel lavoro, agli scandali sessuali nella chiesa, al maltrattamento delle persone in luoghi dove i più deboli dovrebbero essere protetti come asili, scuole, centri per anziani o disabili. Molti di noi, di conseguenza, non si fidano e non possono trovare un rifugio in queste istituzioni.

 

A tutto questo si aggiunge un aspetto più personale. Non soltanto abbiamo difficoltà a fidarci delle istituzioni ma anche a livello personale facciamo sempre più fatica a fidarci delle persone, a trovare sicurezza in esse. Non soltanto le ideologie o le istituzioni non ci proteggono, ma non ci sentiamo protetti nemmeno dalle persone. Questo perché siamo stati traditi o abbiamo tradito amici, familiari, compagni e compagne. Perché siamo stati testimoni o protagonisti di relazioni fallite, famiglia sfaldate, ingiustizie fra colleghi. Molti al giorno d’oggi si sentono isolati, insicuri e indifesi. Molti vanno avanti indossando una maschera, nella vita di tutti i giorni e sui social, con la quale cercano di nascondere il loro vero stato d’animo.

 

Il versetto che abbiamo letto insieme ci mostra come anche migliaia di anni fa Salomone sentisse il bisogno di trovare un rifugio, di sentirsi al sicuro. È buono ricordare che Salomone è stato un re, che ha goduto di un regno pacifico e ricco. Lui stesso era un uomo dalla grande intelligenza e saggezza al quale non è mancato niente. Eppure, anche Salomone desiderava trovare pace e sicurezza. Sicuramente governare in maniera saggia ed equilibrata una nazione non è semplice fra detrattori, furbetti, corrotti e così via.

 

In mezzo alle mille sfide che deve affrontare, Salomone incoraggia sé stesso a trovare la propria sicurezza non nelle variabili impazzite di questo mondo, ma nel nome del Signore. Non fa affidamento sulla sua intelligenza, sul suo esercito, sui suoi consiglieri e ministri, sulla sua numerosissima famiglia ma decide di rifugiarsi in Dio.

 

In italiano la nostra traduzione dice che il giusto trova un alto rifugio nel Signore. Altre traduzioni dicono che il giusto nella Torre vi corre ed è sicuro. Studiando il testo ho notato una piacevole sfumatura nel testo originale, in ebraico. Il termine che in italiano è tradotto con alto rifugio in ebraico è sagab, che letteralmente significa “essere inaccessibilmente in alto”. Essere così in alto da non poter essere intaccato dalle difficoltà della vita.

 

Questa è la torre che descrive Salomone! Dio offre un rifugio che non possiamo trovare in nessuna ideologia o persona di questo mondo. Questo però non vuol dire che le difficoltà scompaiono, anzi! Molti cristiani, per esempio, soffrono incredibili persecuzioni a causa della loro fede. Salomone stesso non era magicamente trasportato in una torre lontana da Israele quando si trovava ad affrontare dei momenti difficili. In mezzo alle prove della vita, Salomone trovava sicurezza, rifugio, protezione nel Signore. Ma il giorno dopo doveva comunque alzarsi, andare agli incontri, prendere decisioni difficili. Ma in tutte queste cose poteva contare su una sicurezza e una protezione simile ad una torre inaccessibilmente alta. In tutte queste cose sapeva che Dio non lo avrebbe lasciato solo, ma lo avrebbe guidato e protetto.

 

2- Rifugio per chi?

Credo che questo tipo di protezione sia una cosa che in molti desideriamo. È quindi importante sapere chi può avervi accesso e come avervi accesso. E la risposta ad entrambe queste domande la troviamo in questo versetto.

 

Iniziamo dal chi, chi può avervi accesso. Chi può rifugiarsi nella Torre, nel Signore? Salomone mette in chiaro che è il giusto che può correre nella Torre, facendo una distinzione tra il giusto e l’empio, colui che rifiuta il Signore. Salomone non parla di una torre aperta a tutti, ma di un rifugio messo a disposizione per il giusto soltanto. Il giusto della Bibbia, però, non è necessariamente il giusto dell’immaginario collettivo. Il giusto non è colui che si comporta bene, non è colui che non mente, che non ruba, che non uccide. Queste sono semplicemente delle azioni che il giusto compie, ma che non rendono giusta una persona.

 

“Nella filosofia morale greca (che tanto influenza il nostro modo di pensare, n.d.r.) la giustizia… in sostanza, significava conformità alle norme etiche … Nella Scrittura, invece, …essere giusto significa porsi in una giusta relazione nei riguardi di Dio e la sua legge. La giustificazione è, infatti, un termine a valenza legale.” (Ferguson, La vita cristiana. 90-91). In altre parole, generalmente intendiamo con giustizia il comportarsi in maniera accettabile dalla società, mentre per la Bibbia giustizia vuol dire potersi definire giusti di fronte ad un Dio perfetto. Di fronte ad un Dio perfetto nessuno può definirsi giusto, nemmeno coloro che compiono solo piccoli “peccatucci”. Come possiamo uscire da questa situazione?

 

Sicuramente non attraverso delle opere o delle buone azioni, come affermano le varie religioni ed ideologie! Provare a fare qualcosa per cambiare il nostro stato legale equivarrebbe a costruirci una torre con le nostre mani. Una torre che per la nostra stessa natura imperfetta non potrebbe non essere pendente e non potrebbe offrirci protezione. Noi dobbiamo essere resi giusti, e questo è qualcosa che noi non siamo in grado di fare. Meriteremmo il giusto giudizio di Dio, se non fosse che Dio ci ha amati così tanto da offrirci una soluzione: Cristo Gesù. Dio ha mandato suo Figlio affinché prendesse su di sé la pena legale che spettava a noi. Visto che lui è stato giudicato colpevole, punito e ucciso nonostante non lo meritasse, noi possiamo essere giudicati giusti e vivere nonostante non lo meritiamo. La lettera ai Romani descrive così questo passaggio:

 

“[è stata manifestata] la giustizia di Dio mediante la fede in Gesù Cristo, per tutti coloro che credono. Infatti non c’è distinzione: 23 tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio, 24 ma sono giustificati gratuitamente per la sua grazia, mediante la redenzione che è in Cristo Gesù.” (Romani 3:22-24).

 

Dio rende giusti, grazie al sacrificio di Cristo, tutti coloro che hanno fede, che credono. Quindi per rispondere alla nostra domanda: il giusto può accedere alla protezione di Dio. E il giusto è colui che non ha fatto nient’altro che credere che Gesù è morto per la sua personale ed eterna salvezza!

 

3- Rifugio come?

Come può il giusto correre alla Torre, come può avervi accesso? Abbiamo già detto che non si tratta di uno spostamento fisico e geografico, che non consiste nello scappare dalla realtà e rifugiarsi su un’isola disabitata. Notate che Salomone paragona la torre al NOME del Signore. Come si fa a correre ad un nome? Si corre verso un nome attraverso una relazione e attraverso la comunicazione. Non soltanto Dio ha messo a disposizione la giustizia gratuitamente attraverso Cristo, ma ci offre anche una relazione con lui, la possibilità di parlare con lui. Si corre al nome di Dio, allora, in preghiera. Cercando la sua guida, la sua benedizione, i suoi consigli, la sua protezione così come faremmo con un amico del quale ci fidiamo ciecamente. Si corre alla torre lavorando alla nostra relazione con Dio, non soltanto attraverso delle preghiere imparate e ripetute a memoria, ma anche attraverso delle preghiere spontanee, che consistono nel parlare con il Dio dell’universo su ciò che ti preoccupa, ciò ti fa stare sveglio la notte, ciò che non capisci, ciò che ti porta tristezza o solitudine. Credo anche che pregare in questo contesto sia quasi limitativo. Quello che Dio ci offre è un rapporto con Lui. Si lavora a questa relazione capendo e studiando la volontà di Dio rivelata nella Bibbia. Si corre alla torre costruendo un rapporto di fiducia e intimità con Dio. Non credete che tutto questo sia incredibile? Dio è a disposizione, la Bibbia ci dice che non è lontano, ma è ovunque. Non dobbiamo correre da nessuna parte per trovarlo. Dio vuole farsi conoscere, vuole farci del bene, vuole essere la nostra forte torre per poter affrontare con nuovo slancio le sfide della vita.

 

Dio è l’elemento di stabilità che molti di noi stanno cercando nella propria vita. Dio è la Torre senza imperfezioni, senza scandali, La Torre di cui ci si può veramente fidare. Dio è il rifugio! L’unica cosa che dobbiamo fare per avere accesso a questa torre è essere resi giusti, cioè accettare per fede l’opera di Cristo. Da giusti, possiamo accedere alla Torre pregando e relazionandoci con Dio.

 

Questa è la risposta di Salomone ai suoi problemi, questa è la risposta alla diffidenza che abbiamo verso le istituzioni e verso le persone che ci circondano. Una risposta che non fa scomparire i problemi, ma che ci aiuta ad affrontarli da una posizione inaccessibilmente alta. Una Torre che per noi è accessibile in qualsiasi momento, quando il mondo sembra crollarmi addosso, quando sono preda di pensieri negativi, quando intorno a me vedo solo ingiustizia.

 

Gli elementi che abbiamo visto oggi, la protezione, la giustizia e la relazione con Dio sono presenti in inno scritto da Charles Wesley, predicatore del 18 secolo, con il quale vorrei concludere.

 

“Altro rifugio io non ho. A te si aggrappa la debole anima mia. Non abbandonarmi mai, continua a sostenermi e a confortarmi. Tutta la mia fiducia ripongo in te, da te riceverò tutto l’aiuto. Proteggi il mio capo indifeso sotto l’ombra dell’ala tua.

Sei tu, Cristo, tutto ciò che desidero. In te trovo più di quanto ho bisogno. Tu rialzi i caduti, incoraggi i deboli. Guarisci i malati, guidi i ciechi. Il tuo nome è giusto e santo. Io manco completamente di giustizia, sono pieno di peccato e falsità. Tu sei pieno di verità e grazia.”

 

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