Soffri anche tu per il vangelo – 2 Timoteo 1:1-18 Video e Testo

Buongiorno a tutti

Stamattina guarderemo insieme il primo capitolo della seconda lettera di Paolo a Timoteo. Ma prima di leggerlo, volevo farci riflettere un po’.  Mi rivolgo a quelli di noi qui che hanno  conosciuto il vangelo, hanno creduto in Gesù ed hanno ricevuto lo Spirito Santo, come stiamo soffrendo per il vangelo? Abbiamo delle persone che ci si oppongono per motivo di esso?

 

Leggiamo insieme: 2 Timoteo 1

Per avere un po’ di contesto, Paolo apostolo e missionario ai gentili scrive questa lettera a Timoteo, un giovane leader di Chiesa, uno che aveva lavorato insieme con Paolo. Paolo è in prigione, dà esortazione al suo collaboratore di continuare il lavoro del vangelo. È un momento particolare per Paolo. È stato abbandonato da tanti collaboratori a causa delle sofferenze e al fatto che lui è finito in catene. Magari questa in parte è la ragione perché Paolo scrive questa lettera a Timoteo. Lui vuole incoraggiare Timoteo a non vacillare sotto il peso delle difficoltà e delle sofferenze, perché Paolo in questo momento ha sperimentato quanto facilmente gli uomini scappano, come hanno fatto gli 11 discepoli di Gesù quando fu arrestato. Paolo è stato abbandonato da amici e fratelli.

Quindi ricorda a Timoteo la fede di sua nonna e di sua madre. Timoteo, magari come alcuni di noi qui, era un credente della terza generazione: questo non è qualcosa da disprezzare. Lui era abbastanza fortunato di aver avuto una mamma ed una nonna che amavano Gesù. Loro avevano insegnato a Timoteo le scritture da bambino come vediamo nel capitolo 3 di questa stessa lettera. Timoteo conosceva la verità e questa stessa fede abitava pure in lui. Ma Paolo esorta lui di ravvivare il dono di Dio che aveva ricevuto tramite l’imposizione delle sue mani. Qual era questo dono? Se apriamo la prima lettera a Timoteo, capitolo 4:13-15 vediamo che questo dono era un dono spirituale di insegnante:

13 Applicati, finché io venga, alla lettura, all’esortazione, all’insegnamento. 14 Non trascurare il dono che è in te e che ti fu dato mediante la parola profetica insieme all’imposizione delle mani dal collegio degli anziani. 15 Occupati di queste cose e dedicati interamente ad esse perché il tuo progresso sia manifesto a tutti.

Hai un dono spirituale che Dio ti ha dato, ma per via della opposizione, derisione, o la voglia a stare comodo, non lo stai usando per progredire nel vangelo? Ravvivalo. Mettilo al servizio della chiesa, al servizio degli altri. Penso che a volte usiamo Dio stesso come una scusa. “metto questo dono nelle mani di Dio, lascio che mi guidi.” Pensiamo bene a questo: Lui ha messo questo dono nelle tue mani. Avete capito cosa ha fatto il Signore? E se questo non ti paresse la guida del Signore, che cosa sarebbe? Mi fa pensare alla storia delle mine in Luca, probabilmente  la conoscete. Il Nobile che dà un po’ di soldi ai suoi servi per investire etc. Alcuni fanno fruttare questi soldi. Un altro conserva il soldo finché torna il padrone. Gli altri servi vengono premiati, ma lui cacciato. Come quei servi, noi siamo amministratori dei tesori che non sono nostri, principali tra questi sono il vangelo e Lo Spirito di Dio. Se nascondiamo questi tesori, non stiamo servendo Gesù.

 

Nel contesto di 2 Timoteo, iniziava la persecuzione contro i cristiani, la tentazione sarebbe stato di stare zitto e nascondere i doni di Dio. Ma Paolo ricorda a Timoteo che lo Spirito di Dio in noi non è timido. Ma è pieno di forza, d’amore e di autocontrollo. Incoraggia Timoteo a non avere vergogna del vangelo ma di essere pronto a soffrire anche lui per esso. In quel momento lui sarà sorretto dalla potenza di Dio.

Semplice no? Facile no? Magari qui in Italia dove la persecuzione non è così forte, è facile predicare il vangelo senza paura, senza vergogna. Ma non è così ovunque. In Vietnam l’anno scorso, un uomo e la sua famiglia furono buttati fuori dal loro villaggio perdendo tutto, perché non smettevano di parlare di Gesù e di fare studi biblici in casa. Per tanti questa persecuzione è una realtà giornaliera, basta leggere qualcosa dai report di Porte Aperte, una missione Cristiana che sostiene la chiesa perseguitata e pubblica informazione sulla persecuzione nel mondo oggi. Magari ci sono esempi più vicini a noi. Infatti Paolo dice in questa stessa lettera “tutti quelli che vogliono vivere pienamente in Cristo Gesù saranno perseguitati.” 3:12.

Che facciamo quando seguire Cristo nel nostro lavoro o studio porterebbe la derisione degli altri. Quanto è facile per noi obbedire al nostro capo quando sappiamo che quello che ci ha chiesto è sbagliato. Vivere pienamente in Cristo comporterà della persecuzione perché ci saranno sempre persone che disprezzano il bene, che vedranno l’onesta e l’integrità come stupidità e la furbizia come vera intelligenza.

Oppure quando stai insieme con i tuoi colleghi o amici di scuola, e spieghi quello che credi, iniziano a prenderti in giro, a dare mille obiezioni alla fede tanto da farti sentire piccolo, stupido. Il messaggio di Paolo è imperativo “soffri anche tu per il vangelo.”

Come ricorda Paolo, lo Spirito che ci è stato dato non è di timidezza, ma di forza, d’amore è di autocontrollo. È interessante questa combinazione di attributi. Forza. Siamo forti, abbiamo in Dio l’unico vero potere che esiste. Amore. Però abbiamo in Dio un amore anche per quelli che ci oppongono o che ci perseguitano. Autocontrollo. Abbiamo in Dio una integrità e un controllo di noi stessi.

Non posso dirvi come rispondere ad ogni situazione che affrontate nelle vostre vite. Ma qui le scritture ci ricordano, se affrontiamo queste situazioni nello Spirito, sarà con forza, ma anche con amore ed autocontrollo. Non ci vergogniamo del vangelo, di fare del bene, ma neanche rispondiamo con arroganza, o con condanna nei confronti di quelli che ci attaccano.

Perché non possiamo condannare quelli che ci insultano? Lo vediamo nel versetto 9, perché la santa chiamata non è a motivo delle nostre opere, ma secondo la grazia in Gesù. Nel capitolo 4 di questa stessa lettera Paolo parla di un uomo che lo ha perseguitato e dice che il Signore renderà a lui secondo le sue opere. 4:14. Paolo sapeva che Dio è quello che condanna e quello che salva. Dio è il giudice, e lui è più giusto di quanto  noi potremmo mai essere.

E sappiamo che quando soffriamo per il vangelo, abbiamo il privilegio di condividere le stesse sofferenze di Cristo. Occhio però. Quando soffriamo per il vangelo. Non quando soffriamo perché approcciamo le persone con arroganza e superiorità. Non quando soffriamo perché andiamo in giro a giudicare gli altri invece di predicare la grazia di Dio per i peccatori. Assicuriamoci che il motivo per cui stiamo soffrendo è proprio il messaggio del vangelo stesso.

Paolo va avanti spiegando questo vangelo per cui lui sta soffrendo, il vangelo di cui lui è apostolo, araldo e dottore! Il vangelo per cui siamo stati salvati e chiamati da Dio ad una vita santa, non perché avevamo fatto qualcosa, ma perché Dio ha scelto di farci grazia in Cristo Gesù nostro Salvatore, il quale ha distrutto la morte, ed  ha rivelato la vita e l’immortalità a quelli che credono in questa buona notizia, in Lui.

Paolo sa che le sue sofferenze sono anche per causa della sua chiamata ad essere araldo di questo messaggio meraviglioso. Ma ha la sicurezza che Dio custodirà il suo vangelo fino alla fine dei tempi.

Questo è un incoraggiamento per quelli che vivono in un paese che vuole uccidere il vangelo. Ma deve anche essere un incoraggiamento per noi oggi in occidente dove spesso la minaccia al vangelo è più sottile. Dove invece di un attacco frontale sperimentiamo distorsioni del vangelo, spesso da dentro la chiesa o le chiese. Il vangelo più le opere, come predica la chiesa cattolica. Il vangelo ci farà stare sempre bene e ricchi, come predicano alcuni (che tra l’altro ovviamente non hanno mai letto 2 Timoteo).

Però questa fiducia che Paolo ha in Gesù gli permette di fidare in Timoteo. Se Paolo avesse vissuto sempre nella paura che il vangelo sarebbe potuto essere perso da un minuto all’ altro, non avrebbe potuto fidarsi di altri uomini. Qui vediamo la responsabilità di Dio.

Paolo dice a Timoteo di prendere le sue sane parole come modello e di custodire questo buon deposito tramite lo Spirito Santo. Qui vediamo una responsabilità umana individuale. Timoteo è responsabile (per mezzo dello Spirito) per mantenere intatto il vangelo nella sua vita. Paolo non è responsabile per questo nella vita di Timoteo. Timoteo senza lo Spirito di Dio non sarebbe in grado. Ma per mezzo dello Spirito lui ha questa responsabilità.

Questa è una delle cose più frustranti nella vita di Chiesa. Possiamo insegnare ad una persona tutta la verità della Bibbia, ma ai alla fine dei conti, la responsabilità per la saldezza di quella verità nella vita di quella persona, non rimane più con noi. Ma stiamo attenti qui, la tentazione può essere non affidare più responsabilità alle altre persone; come ai giovani, quando hai visto casi dove hanno respinto il vangelo di Cristo. Qui Paolo sta incaricando Timoteo con grande responsabilità quando Paolo è appena stato abbandonato da quasi tutti. Paolo non ha perso fiducia in Cristo, ne nel fatto che, nonostante l’abbandono di alcuni collaboratori, Cristo custodirà il messaggio di Paolo e il lavoro che Paolo aveva svolto nel nome di Gesù.

E possiamo anche imparare una cosa molto importante. Di non mettere su noi stessi pesi di colpa che non ci sono. Se i nostri amici, i nostri figli, i nostri coniugi, o i nostri nipoti abbandono il vangelo di Cristo, è comunque una decisione di quella persona. La responsabilità rimane su di loro e su di Dio. Non è un nostro fallimento. Però abbiamo una responsabilità di essere integri e vivere chiaramente la fede e l’amore che abbiamo in Cristo Gesù.

Questa lettera ci sfida molto, come sicuramente ha sfidato Timoteo, ma anche ci incoraggia. Perché ogni cosa che ci chiama a fare, non la facciamo da soli ma insieme con Lo Spirito di Dio che abita dentro ogni uno di noi. Hai un dono che dovresti mettere al servizio della chiesa. Lo spirito di forza, d’amore e di autocontrollo sarà con te.

Soffri anche tu per il vangelo, non avere vergogna del vangelo o della sofferenza per esso. Ma in quel momento sarai sorretto dalla potenza di Dio. Sperimenterai la potenza e la fedeltà di Dio in un modo che altrimenti non avresti sperimentato.

Custodisci il vangelo nella tua vita. Questa responsabilità di non distorcere il messaggio del vangelo nelle nostre vite è per mezzo dello Spirito. Non è una lavoro che dobbiamo fare con soltanto le nostre forze! Lo Spirito di Dio ci aiuterà a non aggiungere ne togliere dal suo messaggio di salvezza.  In più fidiamoci di Gesù e di quello che lui sta compiendo nelle vite di quelli intorno a noi. Diamo opportunità nel servizio e nella leadership.

Così il vangelo sarà custodito, predicato e vissuto nelle nostre chiese e in ogni ambito della società in cui siamo attivi.

 

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