Sottomessi all’autorità di Cristo – Luca 20_1-19 (solo testo)

Facciamo un brevissimo riassunto.

Gesù è arrivato, dopo un lungo viaggio di 9 capitoli, a Gerusalemme.

Arriva come il Re di pace, montando un asino. Davanti alle mura di Gerusalemme, Gesù esprime il suo lamento per la città che stava per rigettare Gesù e andare verso la sua condanna.

E dopo questo lungo viaggio Gesù entra a Gerusalemme, e più specificatamente nel Vangelo di Luca, Gesù entra nel tempio di Gerusalemme, come abbiamo visto domenica scorsa. E qui inizia, una nuova sezione del Vangelo di Luca, che continua fino alla fine del capitolo 21, una sezione di insegnamenti nel tempio o attorno al tempio.

Il testo della volta scorsa si è concluso con le seguenti parole:

Luca 19:47 Ogni giorno insegnava nel tempio. Ma i capi dei sacerdoti e gli scribi e i notabili del popolo cercavano di farlo morire; 48 ma non sapevano come fare, perché tutto il popolo, ascoltandolo, pendeva dalle sue labbra.

E vediamo subito il collegamento con quanto viene riportato nel capitolo 20, visto che sono gli stessi capi dei sacerdoti, gli scribi con gli anziani che mettono alla prova Gesù. è forse banale ma è comunque importante sottolineare che Gesù non viene approcciato da persone genuinamente interessate, ma da persone che avevano deliberato di uccidere un uomo innocente.

Nel testo di oggi, e nei brani delle prossime settimane, vedremo dei modi in cui gli uomini cercano di minare, di indebolire la posizione di Gesù e di farlo scadere e screditare. E sono  modi che vengono usati non solo da coloro che non credono in Gesù, ma che possono essere usati anche da noi, credenti, per limitare l’impatto di Gesù nelle nostre vite.

E quando usiamo questi modi per limitare Gesù, cosa succede? Le cose iniziano ad andare male. La presenza o meno e la qualità del nostro rapporto con Dio hanno ripercussioni concrete, reali nelle nostre vite. Se provi risentimento, apatia, rabbia, odio, in qualche modo il tuo rapporto con il Signore è stato compromesso, magari proprio per colpa di una delle cose che vedremo in queste settimane studiando insieme Luca.

Iniziamo a leggere insieme da Luca 20.

Luca 20:1 Uno di quei giorni, mentre insegnava al popolo nel tempio ed evangelizzava, sopraggiunsero i capi dei sacerdoti e gli scribi con gli anziani, e gli parlarono così:

2 «Dicci con quale autorità fai queste cose, o chi ti ha dato questa autorità». 3 Ed egli rispose loro: «Anch’io vi farò una domanda. Ditemi: 4 il battesimo di Giovanni veniva dal cielo o dagli uomini?»

5 Ed essi ragionavano così tra di loro: «Se diciamo: “Dal cielo”, egli ci dirà: “Perché non gli credeste?”

6 Ma se diciamo: “Dagli uomini”, tutto il popolo ci lapiderà, perché è persuaso che Giovanni fosse un profeta». 7 E risposero di non sapere da dove venisse. 8 Gesù disse loro: «Neppure io vi dico con quale autorità faccio queste cose».

Ci sono dei fratelli, dei predicatori che hanno una capacità di spiegare il Vangelo in una maniera semplice, profonda, toccante. Anni fa ho sentito diverse predicazioni di un pastore americano che mi hanno veramente incoraggiato in maniera incredibile, al punto che ho scritto a questo pastore per ringraziarlo, solo per ricevere in risposta una mail della segretaria del pastore che mi ringraziava, dicendomi però che il pastore non poteva rispondere a tutti.

Gesù sta insegnando ed evangelizzando. Immaginate cosa potesse voler dire essere evangelizzati, ricevere la buona notizia dal Figlio di Dio, dal Logos, la Parola in persona.

Una cosa incredibile, assurdo! Ed è ancora più assurdo che il Signore ha deciso di affidare a noi questo compito, che ci ha affidato la proclamazione del Vangelo in modo che, attraverso le nostre parole, delle persone possano credere non a noi, ma a colui che ci ha lasciato in custodia il Vangelo, Cristo.

E mentre Gesù è impegnato in questa attività arrivano i disturbatori. E dobbiamo un attimo soffermarci a riflettere sul fatto che la predicazione del Vangelo comporterà sempre delle azioni di disturbo e opposizione. La Bibbia ci ricorda che quando questo avviene, dovremmo gioire e rallegrarci, perché l’opposizione non è contro noi, ma contro il nostro Signore.

E cosa dire se non sperimentiamo l’azione di disturbo e di opposizione? Può sicuramente succedere che il Signore ci preservi da disturbi o opposizioni radicali. Ma se non sperimentiamo queste cose, forse non stiamo facendo il nostro lavoro. Forse siamo così distratti, così svogliati, così pigri, che il nemico non ha nemmeno bisogno di fare opposizione. Ma quando serviamo fedelmente Cristo e sperimentiamo la distrazione e l’opposizione, ricordiamoci che va bene così. Ringraziamo il Signore e cerchiamo di fare del nostro meglio per fare arrivare comunque il messaggio.

Qual è la prima cosa che i leader di Israele cercano di minare, in che modo attaccano Gesù? Cercano di screditare l’autorità di Gesù.

2 «Dicci con quale autorità fai queste cose, o chi ti ha dato questa autorità».

Di fronte a delle persone che non volevano veramente capire, Gesù risponde con una domanda. E quindi Gesù ribatte, chiedendo ai leader di Israele con quale autorità veniva praticato il battesimo di Giovanni Battista, l’uomo che aveva preparato la strada a Cristo e che aveva visto proprio in Gesù il Messia che doveva venire. Con questa domanda Gesù mette nel sacco, come si dice, i suoi oppositori. Da una parte non possono dire che Giovanni aveva agito con l’autorità divina, perchè non gli avevano creduto. Dall’altra non possono dire che Giovanni aveva agito con l’autorità umana, perchè in quel modo il popolo si sarebbe infuriato. Con questa semplice domanda  Gesù mette nel sacco queste persone che cercano di minare la sua autorità. E Gesù chiosca dicendo che nemmeno lui avrebbe risposto alla loro domanda.

Tutto finito? No, perchè credo che la parabola che Gesù racconta subito dopo e che rivolge al popolo, ma sempre con i leader presenti, continui a parlare di autorità.

9 Poi cominciò a dire al popolo questa parabola: «Un uomo piantò una vigna, la affittò a dei vignaiuoli e se ne andò in viaggio per molto tempo. 10 Al tempo della raccolta[b] mandò un servo da quei vignaiuoli perché gli dessero una parte del frutto della vigna; ma i vignaiuoli, dopo averlo percosso, lo rimandarono a mani vuote. 11 Egli mandò un altro servo; ma dopo aver percosso e insultato anche questo, lo rimandarono a mani vuote. 12 Egli ne mandò ancora un terzo; e quelli, dopo aver ferito anche questo, lo scacciarono. 13 Allora il padrone della vigna disse: “Che farò? Manderò il mio diletto figlio; forse a lui porteranno rispetto”. 14 Ma quando i vignaiuoli lo videro, fecero tra di loro questo ragionamento: “Costui è l’erede; [venite,] uccidiamolo, affinché l’eredità diventi nostra”. 15 E lo cacciarono fuori dalla vigna e lo uccisero. Dunque che cosa farà loro il padrone della vigna? 16 Verrà e sterminerà quei vignaiuoli, e darà la vigna ad altri». Essi, udito ciò, dissero: «Non sia mai!»

La parabola racconta la storia di un uomo e la sua vigna. La vigna appartiene all’uomo, è sua, a prescindere dal fatto che lui sia lontano. La vigna, anche nel linguaggio dell’AT (Isaia 5) rappresenta Israele, e il proprietario della vigna rappresenta chiaramente Dio. I vignaioli rappresentano soprattutto i leader di Israele, anche alla luce di quello che ci dice il versetto 19

19 In quella stessa ora gli scribi e i capi dei sacerdoti cercarono di mettergli le mani addosso, ma temettero il popolo; perché capirono che egli aveva detto quella parabola per loro.

Pur essendo lontano, il padrone rimane interessato alla sua vigna, e ciclicamente manda dei servi, dei messaggeri, durante il periodo della raccolta, per ricevere una parte del frutto.

Era grazie al padrone che i vignaioli avevano qualcosa  Il padrone chiedeva soltanto una parte del raccolto, voleva che venisse riconosciuto come signore della vigna e che gli si dimostrasse questo. I contadini, sembrerebbe, non avevano nessuna ragione per comportarsi come si comportano.

Presi da un impeto sconsiderato maltranno, feriscono, insultano i vari servitori che il padrone manda, servitori che potrebbero benissimo rappresentare i profeti e i vari uomini che il Signore ha usato per parlare ad Israele.

A questo punto il padrone della vigna fa una cosa che forse non ci saremmo aspettati! Egli manda il suo diletto figlio, il suo figlio amato. Il padrone mostra tutto il suo amore, tutta la sua compassione. Ma quando i vignaioli vedono il figlio, non accettano questo dono di amore, ma invece uccidono il figlio del padrone pensando in questo modo di poter ereditare la vigna.

Tra l’altro uccidono il Figlio fuori dalla vigna, un pò come accade a Gesù, che viene portato fuori dalla città santa per essere ucciso.

Oltre a parlare chiaramente della venuta, della sofferenza, della morte di Gesù, il Figlio di Dio, questa parabola continua a parlare di autorità.

Da una parte abbiamo i vignaioli, che desiderano avere la piena autorità sulla vigna, il pieno controllo, che pensano che abbiano la capacità, con le proprie azioni, di emanciparsi e governare.

Sono vignaioli che pensano che si sta meglio senza l’autorità di Dio. Si tratta, se vogliamo, dell’atteggiamento di Adamo ed Eva.

Dall’altra parte abbiamo invece il figlio, Gesù, che è il legittimo proprietario della vigna.

E quindi Gesù sta dicendo, ai leader così come al popolo, quello che io faccio lo faccio perchè ho l’autorità di Dio, io sono il Figlio di Dio e il Figlio fa quello che il Padre vuole e viceversa. L’autorità che Gesù aveva era l’autorità divina e l’autorità di Dio Padre.

Si sta meglio lontani dall’autorità di Dio? Cosa succede a chi si oppone al Figlio, cosa succede a chi rifiuta l’autorità del Figlio e di conseguenza del Padre? La conseguenza è la distruzione.

I vignaioli vengono distrutti, la vigna viene data ad altri. E se questo non bastasse vediamo nei versetti successivi che rifiutare Gesù e la sua autorità è una cosa drammatica.

17 Ma egli li guardò in faccia e disse: «Che significa dunque ciò che sta scritto:

“La pietra che i costruttori hanno rifiutata è quella che è diventata pietra angolare[d]”?

18 Chiunque cadrà su quella pietra si sfracellerà, ed essa stritolerà colui sul quale cadrà».

19 In quella stessa ora gli scribi e i capi dei sacerdoti cercarono di mettergli le mani addosso, ma temettero il popolo; perché capirono che egli aveva detto quella parabola per loro.

Gesù cita il salmo 118:22 per sottolineare la distruzione che capiterà a chi non accetta l’autorità di Gesù.

E quindi una prima domanda è: hai accettato Gesù come Signore, come Re, come autorità?

Gesù non è solo il biglietto del Monopoli che ci permette di uscire dalla prigione, di evitare l’inferno e andare in Paradiso. Accettare Gesù non vuol dire soltanto godere dei suoi benefici. Accettare Gesù vuol dire riconoscere la sua autorità sulla mia vita, accoglierlo come Re, Signore sopra di me.

Se non lo hai fatto, stai andando incontro alla distruzione come i vignaioli che sono stati uccisi, come coloro che si sono schiantati contro una roccia.

Qualche settimana fa vi ho raccontato la storia di Alex Honnold, un’arrampicatore che ha scalato a mani nude, senza corde e protezioni, una parete di un kilometro. Immaginate che fine avrebbe fatto se ad un certo punto fosse scivolato e fosse caduto per un kilometro prima di schiantarsi contro la roccia. Questo è quello che succede, spiritualmente parlando, a chi non accetta l’autorità del Signore.         

Ma forse hai riconosciuto Gesù come Signore. Signore vuol dire padrone, sovrano, Re. Lo hai fatto? Continui ad accettare la sua autorità?

Accettare l’autorità del Signore vuol dire accettare di essere sottomessi a qualcuno. Ci sono mille modelli sbagliati di sottomissione, e quindi faremmo bene, prima di iniziare a pensare a delle implicazioni pratiche di questa verità, a riflettere sul modello perfetto di sottomissione.

Il modello, ovviamente, è Cristo, il quale è sottomesso al Padre.

Giovanni 5:19 Gesù riprese a parlare e disse: «In verità, in verità vi dico, il Figlio da sé non può fare nulla se non ciò che vede fare dal Padre; quello che egli fa, anche il Figlio lo fa.

Giovanni 8:28 Disse allora Gesù: «Quando avrete innalzato il Figlio dell’uomo, allora saprete che Io Sono e non faccio nulla da me stesso, ma come mi ha insegnato il Padre, così io parlo. 29 Colui che mi ha mandato è con me e non mi ha lasciato solo, perché io faccio sempre le cose che gli sono gradite».

Sempre Gesù, nel giardino del Getsemani, non lontano da questo discorso dirà:

Luca 22:42 «Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Però non la mia volontà, ma la tua sia fatta».

Anche Paolo sottolinea la sottomissione di Cristo al Padre dicendo:

1 Corinzi 11:3 Ma voglio che sappiate che il capo di ogni uomo è Cristo, che il capo della donna è l’uomo e che il capo di Cristo è Dio.

La sottomissione del Figlio al Padre è il modello da seguire. Una sottomissione totale al “padrone della vigna”, perchè lui è degno, perchè lui è sovrano. La nostra sottomissione all’autorità di Gesù deve seguire questo esempio.

La chiamata di Cristo è una chiamata radicale, ma lui, il Figlio di Dio, ha tutta l’autorità per farlo. Ed è, fatemelo dire, una cosa che ci prende del tutto.

Cosa vuol dire la sottomissione a Cristo:

  • La sottomissione a Cristo vuol dire non avere mai ragione se la mia ragione è in contrasto con quella di Cristo
  • La sottomissione a Cristo vuol dire che la sua volontà deve essere fatta, e non la mia
  • La sottomissione a Cristo vuol dire che non decido io come usare i miei soldi
  • La sottomissione a Cristo vuol dire che non decido io come usare il mio tempo
  • La sottomissione a Cristo vuol dire che non decido io quale lavoro fare
  • La sottomissione a Cristo vuol dire diminuire in modo che lui possa crescere, rinunciare al peccato e fare spazio alla sua santità

Ho letto online questa citazione di C.S. Lewis:

Se stai pensando di diventare cristiano, ti avverto, ti stai imbarcando in qualcosa che prenderà tutto di te.

Essere discepoli di Cristo vuol dire essere sottomessi completamente all’autorità di Cristo. Ma sapete qual è la cosa pazzesca?

Che pur avendo tutta l’autorità di ordinare semplicemente di essere sottomessi, Gesù non si ferma qui. Gesù ci mostra anche la bellezza della sua autorità.

Abbiamo già visto in Luca che il Re dell’universo non arriva come un Re guerriero su un cavallo, ma come re di Pace su un asino. Ancora, Gesù è venuto non per giudicare ma per salvare, Gesù è venuto non per essere servito ma per servire, per deporre la sua vita, affermando in tutto questo “venite a me voi tutti che siete affaticati e oppressi e io vi darò riposo. Prendete su di voi il mio giogo e imparate da me, perché io sono mansueto e umile di cuore; e voi troverete riposo alle anime vostre; 30 poiché il mio giogo è dolce e il mio carico è leggero».”.

Non c’è niente di più bello di essere sottomessi all’autorità di Cristo. Eppure non ci viene semplice, non è naturale.

Siamo sottomessi a Cristo?

Un buon modo per capire se siamo sottomessi a Cristo e riflettere sul modo in cui siamo sottomessi nella vita di tutti i giorni.

-Sono sottomesso alle autorità politiche e istituzionali, come la Bibbia mi dice di fare, sapendo che in questo modo sto dimostrando la mia sottomissione a Cristo?

-Sono sottomesso ai miei professori o cerco il modo di fregarli, di ingannarli, e parlo di continuo male di loro?

-Sono sottomesso ai miei datori di lavoro, sapendo che sono un’immagine del datore di lavoro per eccellenza, Dio, e che da Dio hanno ricevuto l’autorità di governare su di me, o sono in costante conflitto con i miei capi, pensando di poter fare meglio di loro il loro lavoro?

-Sono sottomesso al pastore o ai pastori della chiesa, riconoscendo che hanno ricevuto dal Signore l’autorità di guidare il gregge, o rendo difficoltoso il loro lavoro agendo come una pecora impazzita, non fidandomi, non

-Mogli, siamo sottomesse ai nostri mariti e li rispettiamo come la chiesa è sottomessa a Cristo, o dietro all’apparente sottomissione c’è il desiderio di manipolare i nostri mariti?

-Figli, siamo sottomessi e onoriamo i nostri genitori, sul modello della sottomissione gioiosa del Figlio al Padre?

E ovvio che sottomettersi a Dio è molto più facile e dolce. Ma nella nostra sottomissione a Cristo, il Signore ci chiama anche a essere sottomessi ad altri uomini e donne imperfetti.

Ma se Gesù ha l’autorità sopra ogni cosa e sopra la mia vita, imparerò ad essergli sottomesso anche praticando la sottomissione nei confronti delle autorità che Dio ha posto nella mia vita, perchè il gioco di Gesù è dolce e leggero.

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