Sovrano negli alti e bassi della vita- Genesi 28-32

A che punto sei nella tua vita? Dove sei nel tuo percorso con Dio? Di cosa hai bisogno per fare un altro passo?

 

Forse alcuni di noi stanno passando un momento in cui è richiesto un nuovo passo di fede, un passo di consacrazione al Signore, una svolta e penso che questo si leghi bene al messaggio di oggi.

 

Nel nostro percorso in Genesi abbbiamo seguito la storia dall’inizio, con la creazione, l’uomo e la donna, il peccato. Abbiamo osservato l’inzio di una relazione speciale, un patto, tra Dio, Abramo e la sua discendenza. Tra mille peripezie siamo arrivati ad Esaù e Giacobbe, i due figli di Isacco. Abbiamo visto Esaù disprezzare la primogenitura mentre Giacobbe prendeva con l’inganno le benedizioni.

 

 

 

Arriviamo così al prosieguo della storia di Giacobbe. E la storia di Giacobbe è estremamente affascinante. Oggi vogliamo ripercorrerla, velocemente, ma questo ci darà il modo di vedere non tanto i piccoli dettagli quanto la big picture, ovvero la sua storia completa in modo da poter mettere tutte le fasi insieme. E quindi anche se ne parliamo per pochi minuti, proviamo a tenere in mente che siamo di fronte ad anni e anni di vita di una persona.

 

Tra le varie cose quella di Giacobbe è una storia affascinante perchè penso possa parlare a tutti noi, a prescindere da dove ci troviamo nella nostra vita e nel nostro percorso con Dio.

 

L’inzio della storia di Giacobbe non è promettente. Giacobbe sembra essere un uomo che non vuole faticare per raggiungere dei traguardi, che preferisce le scorciatoie e l’inganno all’integrità e il duro lavoro. D’altra parte abbiamo le promesse fatte da Dio, il quale afferma che sarà proprio lui a governare all’interno della famiglia elettiva. Ed infatti Giacobbe riceve, in qualche modo, le promesse e benedizioni di Dio per mezzo di Isacco, suo padre.

 

Vi ricordate? Giacobbe riceve la benedizione completa di Abramo da parte di Isacco e, a questo punto, i genitori gli chiedono di partire e di andarsi a cercare una moglie presso la famiglia di sua madre, che distava circa 700 km (28:2).

 

28:5 Isacco fece partire Giacobbe, il quale andò a Paddan-Aram da Labano, figlio di Betuel, l’Arameo, fratello di Rebecca, madre di Giacobbe e di Esaù.

 

Giacobbe, che forse si aspettava tutt’altro avendo ricevuto le promesse e le benedizioni del Dio vivente, è costretto a partire. Ad un certo punto si ritrova solo, senza una moglie, senza una discendenza, senza una famiglia, senza delle ricchezze, senza una terra. Completamente solo. L’unica cosa che gli rimangono sono le promesse di Dio.

 

Possiamo facilmente immaginare che Giacobbe fosse scoraggiato, disperato. E non solo Giacobbe, ma anche chi sta leggendo questa storia. Che fine faranno tutte le promesse fatte da Dio? In che modo si potranno avverare?

 

E magari il sentimento di Giacobbe è lo stesso per alcuni di noi. Avete sentito parlare di Dio, avete sentito parlare delle sue promesse, ma tutto sembra così dannatamente difficile. Forse il Signore vi sta chiedendo di fare un passo nel buio, per fede, ma non sapete come farlo.

 

Quello che succede subito dopo è molto indicativo e al tempo stesso incoraggiante.

 

Genesi 28:10 Giacobbe partì da Beer-Sceba e andò verso Caran. 11 Giunse ad un certo luogo e vi passò la notte, perché il sole era già tramontato. Prese una delle pietre del luogo, se la mise per capezzale e lì si coricò. 12 Fece un sogno: una scala poggiava sulla terra, mentre la sua cima toccava il cielo; e gli angeli di Dio salivano e scendevano per la scala.

13 Il Signore stava al di sopra di essa e gli disse: «Io sono il Signore, il Dio di Abraamo tuo padre e il Dio d’Isacco. La terra sulla quale tu stai coricato, io la darò a te e alla tua discendenza. 14 La tua discendenza sarà come la polvere della terra e tu ti estenderai a occidente e a oriente, a settentrione e a meridione, e tutte le famiglie della terra saranno benedette in te e nella tua discendenza.

15 Io sono con te, e ti proteggerò dovunque tu andrai e ti ricondurrò in questo paese, perché io non ti abbandonerò prima di aver fatto quello che ti ho detto».

 

WOW! Dio si manifesta a Giacobbe, a questo uomo pieno di dubbi, a questo uomo che fino ad ora ha vissuto la sua vita cercando il proprio tornaconto personale, il proprio benessere.

 

Dio si rivela e mostra a Giacobbe la sua grandezza e la grandezza del suo patto e del suo piano. “Io ti darò questa terra, la tua discendenza sarà come polvere, si estenderà da nord a sud, da est a ovest e tutti i popoli della terra saranno benedetti dalla tua discendenza.”

 

Col rischio di essere completamente anticlimatico, dico già da ora che è Cristo il compimento di queste promesse. In Giovanni 1 Gesù dice a Natanaele, uno dei suoi discepoli:

Giovanni 1:51 Poi gli disse: «In verità, in verità vi dico che [da ora in poi] vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sul Figlio dell’uomo».

 

A volte perdiamo totalmente di vista la grandezza dell’opera di Cristo, la portata universale del suo patto. Siamo così presi a preoccuparci delle nostre cose, dei nostri problemi, da dimenticare quello che Dio ha fatto per noi in Cristo. Quando è stata l’ultima volta che hai riflettuto sulla miriade di persone che un giorno celebrerà il Signore in cielo? L’ultima volta che hai riflettuto su tutte le circostanze “casuali” che hanno fatto si che il vangelo arrivasse fino a te, a 2000 anni di distanza da Gesù? Che invece di pensare ai tuoi dubbi, hai riflettuto sulla grandezza di Dio?

 

Cosa fare davanti ad una tale manifestazione della gloria, della realtà, della presenza di Dio?

 

16 Quando Giacobbe si svegliò dal sonno, disse: «Certo, il Signore è in questo luogo e io non lo sapevo!» 17 Ebbe paura e disse: «Com’è tremendo questo luogo! Questa non è altro che la casa di Dio, e questa è la porta del cielo!» 18 Giacobbe si alzò la mattina di buon’ora, prese la pietra che aveva messa come capezzale, la pose come pietra commemorativa e vi versò sopra dell’olio.

19 E chiamò quel luogo Betel[b]; mentre prima di allora il nome della città era Luz. 20 Giacobbe fece un voto, dicendo: «Se Dio è con me, se mi protegge durante questo viaggio che sto facendo, se mi dà pane da mangiare e vesti da coprirmi, 21 e se ritorno sano e salvo[c] alla casa di mio padre, il Signore sarà il mio Dio 22 e questa pietra, che ho eretta come monumento, sarà la casa di Dio; di tutto quello che tu mi darai, io certamente ti darò la decima».

 

Giacobbe risponde, e risponde con fede. Forse è proprio questo il momento in cui Giacobbe inizia a fare i primi passi di fede, inizia a mostrare timore per il Signore, inizia a rivalutare le sue priorità e i suoi modi di fare, così come i suoi valori. Lo fa in maniera imperfetta, se vogliamo. La sua fede non è perfetta, ci sono ancora dei dubbi, ci sono quasi delle condizioni dettate a Dio. Ma inizia un percorso.

 

E forse alcuni di noi sono in questa fase. Una fase iniziale, piena di stupore, di meraviglia. Ma anche una fase con dubbi, domande, cose che non sono chiare. Una fase iniziale stupenda, ma che richiede un cammino di crescita.

 

Dopo aver incontrato il Signore a Betel, Giacobbe arriva da suo zio, un uomo che si chiama Labano. I capitoli 29, 30 e 31 raccontano i 20 anni che Giacobbe trascorre presso lo zio.

 

Sono 20 anni lunghi, in cui succedono tante cose, ovviamente. Giacobbe si innamora di Rachele, figlia di Labano. è un amore forte e travolgente e Giacobbe lavora per ben 7 anni presso lo zio per avere Rachele come moglie. Solo che Labano inganna Giacobbe e dà in moglie l’altra figlia, Lea. Giacobbe, l ingannatore, viene ingannato. A volte la vita è proprio ironica..A questo punto Giacobbe sposa entrambe le donne e lavora altri 7 anni per Rachele.

 

Giacobbe poi resta altri sei anni al servizio di Labano. Labano viene benedetto per mezzo di Giacobbe e quindi fa di tutto per trattenerlo, cercando di sfruttare e ingannare Giacobbe di continuo. Ma, al tempo stesso, Giacobbe inizia ad ingannare il suo suocero e diventa sempre più ricco. 

 

Genesi 30:43 dice: “43 Quest’uomo diventò ricchissimo, ed ebbe greggi numerose, serve, servi, cammelli e asini.”

 

Nel frattempo nascono anche dei figli a Giacobbe. Anche in questo caso, purtroppo, la cosa non è sempre piacevole. Le due sorelle, le due mogli di Giacobbe non si possono sopportare, vengono messe in mezzo anche le schiave, e a Giacobbe nascono, complessivamente, 12 figli.

Questi figli sono al centro di tutto il racconto di Giacobbe e rappresentano una manifestazione chiara della fedeltà di Dio e delle promesse mantenute di Dio, anche se sono il risultato di scelte sbagliate, di rancori familiari, di tentativi umani di risolvere situazioni difficili.

 

Sono 20 lunghi anni per Giacobbe. Anni di alti e bassi, anni di scelte giuste e scelte sbagliate.

 

Come si possono giudicare questi anni di Giacobbe?

 

“I capitoli 29-31 descrivono degli anni in cui Giacobbe non vive molto bene: i riferimenti al suo cammino con il Signore scarseggiano. Eppure il Dio del patto rimane all’opera, anche quando è trascurato dai protagonisti umani. Così in questa fase del racconto, si avverte da una parte l’insorgere di errori nella vita di Giacobbe, dall’altra la consolazione di sapere come DIo porta avanti i Suoi scopi meravigliosi, indipendentemente dalla fedeltà di chi professa di conoscerlo.

E’ dunque possibile vedere in Giacobbe il rischio di “tirare avanti”, anche nella consapevolezza dell’aiuto di Dio in situazioni difficili, senza però che si viva realmente per il Signore (le promesse del patto non riescono a incidere sulla vita quotidiana). Tutto sommato il racconto descrive anni duri, in cui Giacobbe soffre tanto ma durante i quali il Signore continua a lavorare solo per grazia.”[1]

 

Forse alcuni di noi sono in questa fase. Abbiamo visto il Signore, lo abbiamo conosciuto, abbiamo iniziato a seguirlo con tanto entusiasmo, ma ora le cose non stanno andando tanto bene. Il Dio delle promesse, il Dio onnipotente, il Dio sovrano non sembra essere presente nelle nostre vite.

Tiriamo avanti, spesso facendo affidamento sulle nostre forze. Domenica si parla di Dio, ma poi nella vita di tutti i giorni, nel lavoro, nell’università, siamo come tutti gli altri. Dio non ha alcuna rilevanza nella vita di tutti i giorni. Ci chiediamo perché non vediamo cambiamenti, perché non riusciamo a portare Cristo con noi a lavoro.

 

Caro fratello, cara sorella, c’è speranza. Non sei destinato a vivere in questo limbo. Alla fine di questi lunghi 20 anni il Signore si rivela di nuovo a Giacobbe e gli dice queste parole:

 

Genesi 31:3  Il Signore disse a Giacobbe: «Torna al paese dei tuoi padri, dai tuoi parenti, e io sarò con te».  

 

Giacobbe non era stato impeccabile, non aveva confidato nel Signore come avrebbe dovuto. Eppure il Signore non solo lo aveva benedetto, non solo gli aveva dato dei figli, non solo non lo aveva abbandonato ma addirittura rinnova il suo patto e la sua cura nei confronti di Giacobbe.

 

Forse ti senti come una candela che sta per morire, che inizia a fare fumo prima di spegnersi. C’è speranza. Il Signore non ti abbandonerà. Il Vangelo di Matteo ci dice che in Gesù si è avverata una bellissima profezia fatta da Isaia la quale afferma che egli, il Cristo,:

 

Matteo 18:20 Non frantumerà la canna rotta e non spegnerà il lucignolo fumante, finché non abbia fatto trionfare la giustizia. 21 E nel suo nome le genti spereranno.

 

Spera nel Signore. Lui non spegnerà la candela, non distruggerà la canna rotta. Inizia a meditare sulla tua vita e sulla bontà e fedeltà di Dio nei tuoi confronti anche se tu non sei stato fedele. Osserva la sua mano sovrana, come ti ha portato avanti in mezzo a giorni, mesi, anni di tua passività, di fallimenti, di sbagli, di alti e bassi.

 

è esattamente quello che fa Giacobbe: ubbidisce al Signore e riconosce che nel suo passato Dio è stato presente e all’opera, anche quando lui non se ne accorgeva.

 

Genesi 31: 4 Allora Giacobbe mandò a chiamare Rachele e Lea perché venissero ai campi, presso il suo gregge, 5 e disse loro: «Io vedo che il volto di vostro padre non è più, verso di me, quello di prima; ma il Dio di mio padre è stato con me. 6 Voi sapete che io ho servito vostro padre con tutte le mie forze, 7 mentre vostro padre mi ha ingannato e ha mutato il mio salario dieci volte; ma Dio non gli ha permesso di farmi del male.

 

Esci dal torpore spirituale, riflettendo su quello che Dio ha fatto nella tua vita, meditando su chi Dio è, sul suo cuore, sulla sua natura, sulla sua misericordia e perseveranza. Riconosci che in Cristo Gesù, per i meriti di Gesù, Dio è dalla tua parte, anche quando non sembra, anche quando devi subire delle ingiustizie, anche quando ti senti freddo.

 

Dopo 20 lunghi anni, dopo anni di alti e bassi, Giacobbe lascia la terra straniera e torna indietro verso i suoi genitori. Era partito solo, povero, insignificante agli occhi degli uomini. Ora è ricco, ha una grande famiglia, sente la benedizione e la protezione del Dio delle promesse. Ma le sfide non sono finite.

Prima Labano, dopo essersi accorto che Giacobbe era fuggito via, lo rincorre ma Dio lo protegge e poi Esaù (ricordate il gemello maggiore che aveva ingannato?) gli viene incontro con 400 uomini e Giacobbe pensa che voglia ucciderlo.

 

A questo punto Giacobbe prepara ogni cosa, divide in due schiere la sua famiglia e tutto quello che possiede, i suoi familiari, gli animali, i servi. Giacobbe è accampato di fronte al fiume Iabboc e fa attraversare a tutti quanti il fiume fino a quando non resta solo lui da questa sponda del fiume.

 

Possiamo immaginare che Giacobbe fosse stanco, provato, preoccupato. La vita non era stata facile per Giacobbe. Aveva dovuto lottare e lavorare duramente per avere tutto quello che aveva. La vita di Giacobbe era stata una vita di lotte e di inganni. Aveva ingannato il fratello, poi il padre, poi il suocero. Aveva lottato con i genitori, con le mogli, con il suocero e datore di lavoro.

Una vita in chiaroscuro, con tanti fallimenti e tanti sbagli. E forse ora Giacobbe si sentiva proprio stanco. Ed è proprio qui che Dio lo voleva fare arrivare. Sull’orlo di una crisi. E quello che Dio ha in serbo per lui potrebbe essere sorprendente. Infatti Dio ha preparato per lui un’altra, l’ultima battaglia:

 

Genesi 31:24 Giacobbe rimase solo e un uomo lottò con lui fino all’apparire dell’alba; 25 quando quest’uomo vide che non poteva vincerlo, gli toccò la giuntura dell’anca, e la giuntura dell’anca di Giacobbe fu slogata, mentre quello lottava con lui. 26 E l’uomo disse: «Lasciami andare, perché spunta l’alba». E Giacobbe: «Non ti lascerò andare prima che tu mi abbia benedetto!» 27 L’altro gli disse: «Qual è il tuo nome?» Ed egli rispose: «Giacobbe». 28 Quello disse: «Il tuo nome non sarà più Giacobbe, ma Israele[d], perché tu hai lottato con Dio e con gli uomini e hai vinto».

29 Giacobbe gli chiese: «Ti prego, svelami il tuo nome». Quello rispose: «Perché chiedi il mio nome?» 30 E lo benedisse lì. Giacobbe chiamò quel luogo Peniel[e], perché disse: «Ho visto Dio faccia a faccia e la mia vita è stata risparmiata». 31 Il sole si levò quando egli ebbe passato Peniel; e Giacobbe zoppicava dall’anca.

 

L’ultima battaglia di Giacobbe e anche la più importante. Non è più una lotta con gli altri, o con se stesso. È una battaglia per arrendersi completamente a Dio, una battaglia per dimostrare che la cosa più importante è essere benedetti da Dio, essere in pace con lui, essere unito a lui.

 

Dove sei nel tuo percorso con Dio? Sei all’inizio entusiasta ma con poche certezze? Sei in una fase in cui Dio non ha molta importanza nella vita di tutti i giorni? Sei sull’orlo di una crisi? In ogni caso, la cosa migliore che tu possa fare è fare un passo di fede e di consacrazione verso Dio. Combattere con lui per ricevere la sua benedizione. Dimostrare che abbiamo capito che la soluzione per le nostre vite, per i nostri sbagli, per i nostri alti e bassi, è vedere il volto di Dio, Peniel, spiritualmente vedere il volto di Cristo in tutta la sua gloria.

 

In questo modo potremo fare il prossimo passo del nostro cammino, attraversare il fiume che ci è davanti completamente sottomessi e consacrati al Signore.

 

 

 

[1] Aranzulla, 75

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