Sovrano nel benedire – Genesi 25 e 27

Ricordate il primo salmo? Beato/benedetto l’uomo. Nel salmo 1 viene descritto un uomo benedetto, che ascolta la parola del Signore e meditando col Signore diventa come un albero stabile, forte, pieno di frutto. è incredibile come tante, tantissime storie della Bibbia rappresentano dei personaggi che nonostante abbiano conosciuto Dio vivono commettendo una serie di sbagli. Persone che non godono della pace che Dio offre.

 

 

Qualche anno fa, in periodo di pandemia, mia nipote aveva imparato, prima ancora di parlare molto bene, le parole di una canzone, The Blessings, che riprende le parole di Numeri 6

Numeri 6:24 ‘Il Signore ti benedica e ti protegga! 25 Il Signore faccia risplendere il suo volto su di te e ti sia propizio! 26 Il Signore rivolga verso di te il suo volto e ti dia la pace!’”.

 

Quante volte queste parole non sono realtà quotidiana ma piuttosto un desiderio quasi disilluso in mezzo a vite sottosopra, a famiglie con relazioni problematiche?

 

Nelle ultime settimane del 2023 abbiamo ripercorso la vita di Abramo, questa incredibile vita di promesse, di fede, di errori, di attesa, di ricerca di un figlio. Una vita nella quale irrompe Dio nella sua completa e indiscutibile sovranità, stravolgendo tutto in modo incredibile, glorioso ma, diciamocelo, anche molto difficile e spaventoso per Abramo.

 

Dopo tantissimi anni ad Abramo e Sara nasce un figlio, Isacco. La gioia che porta questo bambino è indescrivibile ed è una bellissima anticipazione della gioia che porterà al mondo intero un altro bambino, nato circa 2000 anni fa. Non so come stanno andando i giorni post-natale. Per molti di noi c’è sempre un pò di malinconia nel dover tornare alla vita di tutti i giorni, lasciare i nostri luoghi di origine, le nostre famiglie.

Riflettevo in questi giorni che se voglio sperimentare la “magia” del Natale anche a Gennaio, devo semplicemente trovare in Cristo la risposta ai miei bisogni. Per sperimentare tutti i giorni il natale devo meditare sul fatto che Gesù si è fatto uomo per me, per farmi sperimentare il calore della sua famiglia, per farmi sentire la sicurezza della cittadinanza celeste ed eterna, per cibarmi con il cibo in grado di riempiere la nostra anima.

 

Ma l’arrivo di Isacco è seguito, dopo pochi anni, da una richiesta atroce che Dio fa ad Abramo. Dio infatti chiede ad Abramo di sacrificare il suo amato, unigenito figlio. La fede di Abramo è diventata così forte che il patriarca si fida completamente della sovranità e del piano di Dio e quindi prepara l’altare per il sacrificio, fino a quando Dio non interviene, impedendo che Isacco venga sacrificato e provvedendo al suo posto un animale, in attesa del sacrificio del Figlio unigenito di Dio, il Figlio di Dio che rende inutile il sacrificio di animali e prende definitivamente il nostro posto, circa 2000 anni fa.

 

Nei capitoli successivi, Genesi 23 e 24, Sara muore e Abramo compra, ad una cifra esorbitante, un terreno nella Terra che Dio gli aveva promesso e successivamente invia il suo servo a cercare una moglie per Isacco e la scelta ricadrà, nella sovranità di Dio, su Rebecca. I due si sposano quando Isacco ha 40 anni, quindi verosimilmente abbastanza tardi e dopo tanti anni di attesa.

 

Una volta sposati si ripresenta un problema. Rebecca è sterile e non può partorire. Chissà quante volte Isacco aveva sentito la storia di suo padre e di sua madre, di come avevano visto Dio operare. Chissà se avevano omesso i dettagli più difficili, come la nascita di Ismaele che viveva con loro, o se candidamente avevano ammesso anche gli errori più grandi e la più grande grazia di Dio.

 

Cosa fa Isacco di fronte a questa situazione? Prega e implora lo stesso Dio che aveva agito con potenza nei confronti dei suoi genitori:

 

Genesi 25:21 Isacco implorò il Signore per sua moglie Rebecca, perché ella era sterile. Il Signore l’esaudì e Rebecca, sua moglie, concepì

 

Il Signore risponde alla preghiera, interviene potentemente ma questa volta non c’è un solo bambino nel grembo, ma bensì due.

 

22 I bambini si urtavano nel suo grembo ed ella disse: «Se così è, perché vivo?» E andò a consultare il Signore.

 

Evidentemente Rebecca stava soffrendo molto a causa dei bambini che portava in grembo e consulta il Signore a riguardo:

 

23 Il Signore le disse: «Due nazioni sono nel tuo grembo e due popoli separati usciranno dal tuo seno. Uno dei due popoli sarà più forte dell’altro, e il maggiore servirà il minore[c]».

 

La risposta del Signore è abbastanza sorprendente. Nel contesto dell’antico testamento il primogenito riceveva in eredità moltissimo di quello che apparteneva al padre e diventava il nuovo signore, padrone, rappresentante della famiglia.

 

La risposta del Signore è abbastanza sorprendente, anche se fino ad un certo punto. Sappiamo che il Signore opera anche in maniera inaspettata e che opera secondo il suo piano e non il nostro. Prima ancora che nascessero, il Signore aveva decretato che il minore regnasse sul maggiore.

Credo personalmente, anche sulla base di Romani 9:10-13 che riporta e spiega questo episodio, che il Signore abbia decretato questa cosa, e non l’abbia semplicemente detta perché sapeva che sarebbe accaduta. Dio è sovrano nel chiamare, nello scegliere su chi conferire le sue benedizioni.

 

Ma a prescindere da questa cosa, ci ritroviamo in una situazione in cui Rebecca, e possibilmente anche Isacco, sa che è il minore dei figli che diventerà il maggiore, sa che nonostante sia umanamente improbabile che il figlio minore, senza eredità, possa diventare più potente del figlio maggiore succederà proprio questo. Non è ancora chiaro come, non è ancora chiaro in che modo e fino a che punto, ma il Signore ha decretato e profetizzato così.

 

E noi, lettori della Genesi, dovremmo rizzare le orecchie, visto che è dall’inizio di questo libro che stiamo cercando un figlio e che stiamo seguendo una genealogia particolare, la genealogia della promessa. Ricordate? Abramo, poi Set (e non Abele o Caino), e poi dei vari discendenti di Set Noè in particolare, e poi Sem, e poi Abramo e poi Isacco e non Ismaele.

 

La storia continua e l’autore della Genesi scrive:

24 Quando venne per lei il tempo di partorire, ecco che lei aveva due gemelli nel grembo. 25 Il primo che nacque era rosso e peloso come un mantello di pelo. Così fu chiamato Esaù. 26 Dopo nacque suo fratello, che con la mano teneva il calcagno di Esaù e fu chiamato Giacobbe. Isacco aveva sessant’anni quando Rebecca li partorì.

 

Il primogenito nasce e gli viene dato il nome Esaù, che vuol dire peloso, un pelo rosso che sarà in un certo senso, come vedremo, profetico. Il secondogenito nasce e viene chiamato Giacobbe, un nome che viene da un verbo ebraico che vuol dire “afferrare, soppiantare, ingannare.”

 

Non so se avete letto la storia di qualche giorno fa, delle due gemelline nate a cavallo di capodanno. La prima è nata il 31 dicembre alle 23:59, la seconda un solo minuto più tardi, ma, di fatto, un anno dopo. In questo caso le ripercussioni sono limitate, ma in teoria le due bambine potrebbero frequentare classi diverse, fare amicizie diverse, godere di benefici diversi etc etc.

 

Per Giacobbe, sulla carta, essere nato qualche minuto dopo significava aver perso la grande occasione della sua vita, dover rinunciare alla primogenitura e tutto ciò che essa comportava.

 

La storia continua velocemente e nel versetto successivo vediamo che i due figli sono già grandi:

 

27 I due bambini crebbero. Esaù divenne un esperto cacciatore, un uomo di campagna, e Giacobbe un uomo tranquillo che se ne stava nelle tende. 28 Isacco amava Esaù, perché la cacciagione era di suo gusto. Rebecca invece amava Giacobbe.

 

29 Or mentre Giacobbe faceva cuocere una minestra, Esaù sopraggiunse dai campi, tutto stanco. 30 Esaù disse a Giacobbe: «Dammi per favore da mangiare un po’ di questa minestra rossa, perché sono stanco». Perciò fu chiamato Edom[f].

 

31 Giacobbe gli rispose: «Vendimi prima di tutto la tua primogenitura». 32 Esaù disse: «Ecco, io sto morendo; a che mi serve la primogenitura?» 33 Giacobbe disse: «Prima, giuramelo». Esaù glielo giurò e vendette la sua primogenitura a Giacobbe. 34 Allora Giacobbe diede a Esaù del pane e della minestra di lenticchie. Egli mangiò e bevve; poi si alzò e se ne andò. Fu in questo modo che Esaù disprezzò la primogenitura.

 

Troviamo in questo breve racconto una piccola anticipazione di quello che succederà dopo e un riassunto delle difficoltà di questa famiglia. Isacco ama Esaù, ma il suo amore sembra essere guidato da uno stomaco ingordo.

 

Rebecca ama Giacobbe. Possiamo solo immaginare la frustrazione e il senso di inadeguatezza dei 2 figli di fronte alle preferenze dei genitori.

 

E poi abbiamo Esaù, che avrebbe dovuto onorare, tenere in alta considerazione, gioire per il dono della primogenitura. Esaù invece disprezza completamente la sua primogenitura, vendendola per un pasto frugale che Esaù (34) mangia e beve per poi alzarsi ed andarsene.

A causa di questo Esaù il peloso diventerà Edom, il rosso, come i suoi peli, ma anche come la minestra rossa di lenticchie. Quante volte disprezziamo quanto il Signore ha preparato per noi in Cristo Gesù, per cose che sono di poco valore?

 

In mezzo a tutto questo Giacobbe, il quale non si fa scrupoli e inganna e soppianta il fratello.

 

La famiglia sembra avere un sacco di problemi e Dio sembra essere completamente ignorato e mosso da parte. Anche se tutti sono interessati alla benedizione di Dio.

 

Il Signore ha deciso e predetto che Giacobbe avrebbe ricevuto la benedizione particolare di Dio. Il tema della benedizione divina è uno dei temi centrali e ricorrenti nel libro della Genesi. 

 

Un autore ha definito in questo modo la benedizione biblica che troviamo in genesi:

 

La benedizione è il conferimento di un privilegio, di un diritto, di una responsabilità o di un favore a una parte della creazione, da parte di Dio o di colui che egli ha benedetto. In relazione all’umanità, essere benedetti significa essere uno del popolo di Dio, con tutti i benefici che ciò comporta: in altre parole, la benedizione di Dio è la sua presenza relazionale nella vita di una persona.[1]

 

Forse è una definizione diversa rispetto a quella che ci viene in mente quando pensiamo alla benedizione. è una benedizione che si base sulla relazione con Dio e che comporta privilegi e benedizioni, ma anche responsabilità, diritti e una risposta umana.

 

Il capitolo 27 ruota tutto attorno a questa benedizione divina. Tutti sono alla ricerca di questa benedizione:

 

27:1 Isacco era invecchiato e i suoi occhi indeboliti non ci vedevano più. Allora egli chiamò Esaù, suo figlio maggiore, e gli disse: «Figlio mio!» 2 Quello rispose: «Eccomi!» E Isacco: «Ecco, io sono vecchio e non so il giorno della mia morte. 3 Ora prendi, ti prego, le tue armi, le tue frecce e il tuo arco, va’ fuori nei campi e prendimi un po’ di selvaggina.

4 Poi preparami una pietanza saporita, di quelle che mi piacciono; portamela perché io la mangi e ti benedica prima che io muoia». 5 Rebecca stava ad ascoltare mentre Isacco parlava a suo figlio Esaù. Ed Esaù se ne andò nei campi per cacciare della selvaggina e portarla a suo padre.

 

6 Rebecca parlò a suo figlio Giacobbe e gli disse:… figlio mio, ubbidisci alla mia voce e fa’ quello che ti comando. 9 Va’ al gregge e prendimi due buoni capretti e io ne farò una pietanza saporita per tuo padre, di quelle che gli piacciono. 10 Tu la porterai a tuo padre, perché la mangi e così ti benedica prima che egli muoia».

11 Giacobbe disse a Rebecca sua madre: «Mio fratello Esaù è peloso, e io no. 12 Può darsi che mio padre mi tasti e mi consideri un impostore e mi attirerò addosso una maledizione invece di una benedizione». 13 Sua madre gli rispose: «Questa maledizione ricada su di me, figlio mio! Ubbidisci pure alla mia voce e va’ a prendermi i capretti».

14 Egli dunque andò a prenderli e li portò a sua madre; e sua madre ne preparò una pietanza saporita, di quelle che piacevano al padre di lui. 15 Poi Rebecca prese i più bei vestiti di Esaù, suo figlio maggiore, i quali erano in casa presso di lei, e li fece indossare a Giacobbe suo figlio minore; 16 con le pelli dei capretti gli coprì le mani e il collo, che erano senza peli…

 

18 Egli andò da suo padre e gli disse: «Padre mio!» Isacco rispose: «Eccomi; chi sei tu, figlio mio?» 19 Giacobbe disse a suo padre: «Sono Esaù, il tuo primogenito. Ho fatto come tu mi hai detto. Àlzati, ti prego, mettiti a sedere e mangia la mia selvaggina, perché tu mi benedica». 20 Isacco disse a suo figlio: «Come hai fatto a trovarne così presto, figlio mio?» E quello rispose: «Perché il Signore, il tuo Dio, l’ha fatta venire sulla mia via».

21 Allora Isacco disse a Giacobbe: «Avvicìnati, figlio mio, e lascia che io ti tasti, per sapere se sei proprio mio figlio Esaù, o no». 22 Giacobbe s’avvicinò a suo padre Isacco; e, come questi lo ebbe tastato, disse: «La voce è la voce di Giacobbe, ma le mani sono le mani di Esaù». …24 Disse: «Tu sei proprio mio figlio Esaù?» Egli rispose: «Sì». 25 E Isacco gli disse: «Portami da mangiare la selvaggina di mio figlio, e io ti benedirò». …

 

26 Poi suo padre Isacco gli disse: «Ora avvicìnati e baciami, figlio mio». 27 Egli s’avvicinò e lo baciò. E Isacco sentì l’odore dei vestiti, e lo benedisse dicendo: «Ecco, l’odore di mio figlio è come l’odore di un campo, che il Signore ha benedetto.

 

28 Dio ti conceda la rugiada del cielo, la fertilità della terra e abbondanza di frumento e di vino.

 

29 Ti servano i popoli e le nazioni s’inchinino davanti a te. Sii padrone dei tuoi fratelli e i figli di tua madre s’inchinino davanti a te. Maledetto sia chiunque ti maledice, benedetto sia chiunque ti benedice!»

 

Tutti sono alla ricerca della benedizione di Dio o di dare la benedizione di Dio a chi vogliono loro. Ma qual è il problema? Il problema è che il modo per arrivare a questa benedizione è completamente umano. Isacco sa che la benedizione dovrebbe andare a Giacobbe, ma preferisce la cacciagione di Esaù.

Rebecca dovrebbe sapere che la benedizione sarebbe andata a Isacco, ma non si fida del Signore e quindi inganna, mente, tradisce suo marito. Giacobbe non si tira di certo indietro e segue tutte le istruzioni ingannevoli della madre, citando addirittura il Signore ( 20 Isacco disse a suo figlio: «Come hai fatto a trovarne così presto, figlio mio?» E quello rispose: «Perché il Signore, il tuo Dio, l’ha fatta venire sulla mia via».)

 

Tutti in questa storia vogliono essere benedetti, ma l’egoismo dei componenti di questa famiglia ha portato ad una situazione familiare e spirituale disastrosa. Famigliare perchè a furia di preferenze personali, di motivazioni sbagliate, di trascuratezza nella famiglia ci sono tensioni, imbrogli, invidia, mancanza di affermazione reciproca. Spirituale perchè Dio viene usato come se fosse un oggetto, un talismano, un Dio da dover sottomettere alle proprie macchinazioni.  Eppure tutti vogliono la benedizione di Dio.

 

Quanti di noi vogliamo essere benedetti dal Signore? Cosa siamo disposti a fare per essere benedetti dal Signore? Spesso ci comportiamo come i protagonisti della storia di oggi. Siamo egoisti, impulsivi, ingannatori, ansiosi, dubbiosi.Vogliamo la benedizione del Signore, ma non siamo disposti a sottometterci al Signore.

Vogliamo la benedizione del Signore, ma non vogliamo relazionarci col Signore, dover avere a che fare con lui. Magari stiamo aspettando l’adempimento di una specifica promessa del Signore ma non siamo disposti ad accettare i suoi tempi e i suoi modi e quindi facciamo di testa nostra.

 

La storia di oggi ci ricorda quanto problematica è la nostra natura. Non siamo molto diversi da Isacco e la sua famiglia. Ma ci ricorda anche che Dio è sovrano. 

Abbiamo visto più volte nel libro della Genesi, fino ad ora, che le azioni degli uomini non sorprendono, non sconvolgono, non scombussolano il piano del nostro Dio sovrano. In mezzo a tutto il caos di questa storia è quasi incredibile che il figlio giusto, quello che Dio aveva scelto, riceva la benedizione.

Ma non poteva essere altrimenti.

 

Tutti noi desideriamo essere benedetti, tutti vogliamo essere approvati, vogliamo che il Signore rivolga il suo volto verso di noi. Ma c’è un solo modo per essere benedetti.

 

“I principali personaggi umani della Genesi sono costantemente mostrati come persone imperfette, con desideri sbagliati, paure, ambizioni, orgoglio e altro ancora.

Ognuno di loro ha meritato la maledizione che altri hanno ricevuto, ma ognuno ha anche risposto a Dio con fede.”[2]

 

Ne è un esempio Isacco, che dopo tutto questo casino, dopo anni di tensioni familiari, di difficoltà, di preferenze ingiustificate tra i figli, nel capitolo 28 fa questa cosa qui:

 

28 Allora Isacco chiamò Giacobbe, lo benedisse e gli diede quest’ordine: «Non prendere moglie tra le donne di Canaan. 2 Parti, va’ a Paddan-Aram[a], alla casa di Betuel, padre di tua madre, e prendi moglie là, tra le figlie di Labano, fratello di tua madre.

3 Il Dio onnipotente ti benedica, ti renda fecondo e ti moltiplichi, in modo che tu diventi un’assemblea di popoli, 4 e ti dia la benedizione di Abraamo: a te e alla tua discendenza con te, perché tu possieda il paese dove sei andato peregrinando, che Dio donò ad Abraamo».

 

Isacco benedice completamente il suo figlio minore, dandogli la benedizione di Abramo consapevole, per fede, che questo è il piano di Dio. La benedizione che DIO ha in serbo per noi si riceve per fede. Fede in chi?

 

Fede in Cristo Gesù. Cristo Gesù è venuto in maniera inaspettata, è morto in maniera inaspettata. Nessuno poteva pensare o immaginare, nemmeno satana, che questo potesse essere il modo in cui Dio avrebbe benedetto tutte le nazioni della terra.

Gesù è il primogenito di Dio che decide di rinunciare al suo diritto di primogenitura per farsi minore, per diventare un uomo carnale e poterci chiamare fratelli, per morire sulla croce in modo che lui potesse diventare il nostro fratello maggiore e portarci con sè alla salvezza.

Solo in lui possiamo ricevere la benedizione di Dio. Non ci sono scorciatoie, non ci sono alternative, non ci sono inganni che possano fregare il Signore.

 

Riceviamo la benedizione di Dio in Gesù, uniti a Gesù. E godiamo di questa benedizione coltivando la relazione con Gesù.

Adorandolo e lodandolo la sua pace, il suo amore, il suo perdono cambia le nostre vite, cambia le nostre relazioni, cambia le nostre famiglie, anche dopo anni di tensioni e difficoltà.

Non è mai troppo tardi. Sperimentiamo quest’anno la benedizione di Dio per noi, le nostre famiglie, la nostra chiesa.

 

Numeri 6:24 ‘Il Signore ti benedica e ti protegga! 25 Il Signore faccia risplendere il suo volto su di te e ti sia propizio! 26 Il Signore rivolga verso di te il suo volto e ti dia la pace!’”.

 

Santa cena: Efesini 1:3-10

 

 

[1] https://www.thegospelcoalition.org/themelios/article/a-biblical-theology-of-blessing-in-genesis/

[2] https://www.thegospelcoalition.org/themelios/article/a-biblical-theology-of-blessing-in-genesis/

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