Sovrano nel provvedere un figlio – Genesi 16-21

A quanti di voi piace aspettare? Non parlo delle attese quelle belle, come l’attesa del Natale che per alcuni di noi è dolce ed entusiasmante.

Parlo delle attese difficili. Conosco per esempio coppie che soffrono in attesa di avere, forse, un giorno un figlio. O persone che aspettano di vedere una situazione familiare migliorare. O persone che sperano di riuscire a soffocare completamente un peccato col quale lottano da anni.

Parlo delle attese piene di sofferenza. Parlo delle attese nelle promesse del Signore, nei tempi del Signore, nel modo in cui il Signore ha deciso.

Ci riesce molto difficile aspettare, soprattutto al giorno d’oggi. Siamo abituati a comprare qualcosa su amazon e riceverlo il giorno dopo, ad andare in negozio e trovare tutto quello che vogliamo, ad avere una domanda e trovare la risposta su google.

 

Stiamo facendo insieme una panoramica del libro della Genesi e stiamo notando insieme come in ogni fase Dio, il Creatore e Salvatore, è sovrano. Egli è sovrano nella creazione, sovrano nella ribellione, sovrano nel giudizio del diluvio universale, sovrano nel confondere i piani scellerati degli abitanti di Babele e sovrano nel chiamare Abramo, un uomo col quale Dio instaura il suo patto.

Come avviene la chiamata di Abramo? Cosa deve fare Abramo? Lasciare tutto, per fede, e incamminarsi verso una terra promessa che non gli appartiene, con la promessa, da parte di Dio, che un giorno da lui Abramo, verrà fuori una grandissima nazione e che tramite essa tutte le nazioni della terra verranno benedette.

Abramo ha 75 anni quando riceve la chiamata dal Signore. E, come abbiamo visto la volta scorsa, Abramo obbedisce, per fede, al Signore.

In questo modo inizia il racconto della storia di Abramo. Che va a trovare rifugio in Egitto durante una carestia, facendo credere al faraone che sua moglie Sara è sua sorella. La storia continua con Abramo che si separa da suo nipote Lot. Lot sceglie la pianura, economicamente favorevole ma abitata da gente perversa e peccatrice, mentre Abramo va verso la terra di promessa.

In questa occasione, al capitolo 13 versetto 16 il Signore parla in questo modo ad Abramo:
16 E renderò la tua discendenza come la polvere della terra; in modo che, se qualcuno può contare la polvere della terra, potrà contare anche i tuoi discendenti.

Nel capitolo 14 Abramo vince contro dei re stranieri e di ritorno da una battaglia incontra Melchisedec e viene benedetto da Melchisedec, come ci ha insegnato anche Emanuele Virga qualche settimana fa parlando della lettera agli ebrei.

Nel capitolo 15 il Signore si rivolge di nuovo ad Abramo.

15:1 Dopo questi fatti, la parola del Signore fu rivolta in visione ad Abramo, dicendo: «Non temere, Abramo, io sono il tuo scudo, e la tua ricompensa sarà grandissima». 2 Abramo disse: «Signore, Dio, che mi darai? Poiché io me ne vado senza figli e l’erede della mia casa è Eliezer di Damasco». 3 E Abramo soggiunse: «Tu non mi hai dato discendenza; ecco, uno schiavo nato in casa mia sarà mio erede».

4 Allora la parola del Signore gli fu rivolta, dicendo: «Questi non sarà tuo erede; ma colui che nascerà da te sarà tuo erede». 5 Poi lo condusse fuori e gli disse: «Guarda il cielo e conta le stelle, se le puoi contare». E soggiunse: «Tale sarà la tua discendenza[a]».

Abramo sembra abbattuto, vero? Sembra scoraggiato ed è bellissimo notare la cura e la premura del Signore che si rivolge al suo scelto per incoraggiarlo, per mostrargli la sua presenza e il suo amore.

E a motivo di cosa è scoraggiato Abramo? Non tanto per la mancanza di una terra, ma per la mancanza di un figlio. Sono passati diversi anni dalla chiamata di Abramo. Quanti giorni, quante ore, quanti minuti passati ad aspettare un figlio. Manca un discendente, manca un figlio ed è questo che scoraggia particolarmente Abramo. Ed è per questo che Dio incoraggia Abramo.

Manca quindi un figlio ad Abramo. Ma Abramo non è l’unico ad aspettare un figlio, vero?

Ricordate cosa era stato promesso ad Eva, dopo il peccato originale? Ricordate in cosa consiste il protovangelo? Nella nascita di un figlio che avrebbe schiacciato con il suo calcagno il serpente. Il lettore della Genesi, quindi, sta aspettando che arrivi questo figlio.

Tutti sono in attesa di un figlio che possa risollevare le sorti dell’umanità. Il Signore provvederà un figlio? E come fare, visto che Abramo e Sara sono ormai vecchi e sterili?

Nel resto del capitolo 15 vediamo la riconferma del patto tra Dio e Abramo. Ed arriviamo così al capitolo 16.
Il figlio della carne

16:1 Or Sarai, moglie di Abramo, non gli aveva dato figli. Aveva una serva egiziana di nome Agar. 2 Sarai disse ad Abramo: «Ecco, il Signore mi ha fatta sterile; ti prego, va’ dalla mia serva; forse avrò figli da lei». E Abramo diede ascolto alla voce di Sarai. 3 Così, dopo dieci anni di residenza di Abramo nel paese di Canaan, Sarai, moglie di Abramo, prese la sua serva Agar, l’Egiziana, e la diede per moglie ad Abramo suo marito.

4 Egli andò da Agar, che rimase incinta; e quando si accorse di essere incinta, guardò la sua padrona con disprezzo. 5 Sarai disse ad Abramo: «L’offesa fatta a me ricada su di te! Io ti ho dato la mia serva in seno e, da quando si è accorta d’essere incinta, mi guarda con disprezzo. Il Signore sia giudice fra me e te». 6 Abramo rispose a Sarai: «Ecco, la tua serva è in tuo potere; falle ciò che vuoi». Sarai la trattò duramente e quella se ne fuggì da lei.

Nel capitolo 16 arriviamo a 10 anni dalla chiamata di Abramo, che oramai ne ha 85. Sara, un po come Eva tanti anni prima, prende l’iniziativa e fa una cosa che per noi sembra assurda, anche se allora era culturalmente accettata (ma non per questo giusta): prende Agar, la sua serva egiziana (da dove veniva?) e la fa dormire con Abramo. Anche nelle parole di Sara, come nelle parole degli uomini di Davide nella caverna, viene messo in mezzo il Signore, quasi a voler giustificare questa azione.

Sara è stanca di aspettare, forse è anche stanca di vedere suo marito abbattuto. Sara e Abramo sono stanchi di una promessa che non sembra essere mantenuta, di una promessa che continua ad essere una promessa. Sono stanchi di aspettare i tempi del Signore e quindi prendono la situazione in mano e cercano una soluzione umana.

Un piccolo peccato, una piccola mancanza di fede, cosa vuoi che sia. Dopo anni di fedeltà, dopo anni di difficoltà. Cosa vuoi che succeda?

Invece vediamo che, appena Agar scopre di essere incinta, non siamo di fronte alla soluzione del problema ma vengono fuori altri problemi. La relazione a 3 provoca forti tensioni tra Agar, Sara e Abramo. Ci si inizia ad accusare a vicenda (guarda un pò!), ad offendere, a maltrattare. Agar viene trattata come un oggetto e molto duramente, al punto che, incinta, decide di fuggire.

Il bambino nascerà e Dio deciderà, nella sua grazia, di benedirlo. La serva non viene rigettata o dimenticata da Dio. Il bambino verrà chiamato Ismaele, e sarà il patriarca di una grande nazione che, secondo la tradizione, porta ad una parte del popolo arabo. Vedete come scendere a compromessi, fare di testa nostra, sia devastante.

In quali ambiti della tua vita il Signore ti sta chiedendo di aspettare, di avere fede? Quanto è difficile, vero? Condividevo durante l’incontro uomini quanto sia difficile, sessualmente parlando, aspettare il matrimonio. Quanto è facile scendere a compromessi, cercare soluzioni alternative. Quanto è facile agire, anche in modo sbagliato, invece che aspettare. Quanto è facile dare retta a pensieri che non edificano.

La storia di oggi ci esorta a resistere a questa tentazione. A realizzare che fare di testa nostra non è la soluzione. Che fare di testa nostra porta a divisioni nella famiglia, a tensioni a lavoro, a separazioni in chiesa. Che dare retta al peccato invece che alla voce di Dio e alle sue promesse causa solo problemi.


La promessa
17:1 Quando Abramo ebbe novantanove anni, il Signore gli apparve e gli disse: «Io sono il Dio onnipotente; cammina alla mia presenza e sii integro; 2 e io stabilirò il mio patto fra me e te e ti moltiplicherò grandemente».

3 Allora Abramo si prostrò con la faccia a terra e Dio gli parlò, dicendo: 4 «Quanto a me, ecco il patto che faccio con te: tu diventerai padre di una moltitudine di nazioni; 5 non sarai più chiamato Abramo[a], ma il tuo nome sarà Abraamo[b], poiché io ti costituisco padre di una moltitudine di nazioni[c]. 6 Ti farò moltiplicare grandemente, ti farò divenire nazioni e da te usciranno dei re. 7 Stabilirò il mio patto fra me e te e i tuoi discendenti dopo di te, di generazione in generazione; sarà un patto eterno per il quale io sarò il Dio tuo e della tua discendenza dopo di te. 8 A te e alla tua discendenza dopo di te darò il paese dove abiti come straniero: tutto il paese di Canaan, in possesso perenne; e sarò loro Dio».

9 Poi Dio disse ad Abraamo: «Quanto a te, tu osserverai il mio patto: tu e la tua discendenza dopo di te, di generazione in generazione. 10 Questo è il mio patto che voi osserverete, patto fra me e voi e la tua discendenza dopo di te: ogni maschio tra di voi sia circonciso. 11 Sarete circoncisi; questo sarà un segno del patto fra me e voi.

(12 All’età di otto giorni, ogni maschio sarà circonciso tra di voi, di generazione in generazione: tanto quello nato in casa, quanto quello comprato con denaro da qualunque straniero e che non sia della tua discendenza. 13 Quello nato in casa tua e quello comprato con denaro dovrà essere circonciso; il mio patto nella vostra carne sarà un patto perenne. 14 L’incirconciso, il maschio che non sarà stato circonciso nella carne del suo prepuzio, sarà tolto via dalla sua gente: egli avrà violato il mio patto».)

15 Dio disse ad Abraamo: «Quanto a Sarai tua moglie, non la chiamare più Sarai[d]; il suo nome sarà, invece, Sara[e]. 16 Io la benedirò e da lei ti darò anche un figlio; la benedirò e diventerà nazioni; re di popoli usciranno da lei». 17 Allora Abraamo si prostrò con la faccia a terra, rise, e disse in cuor suo: «Nascerà un figlio a un uomo di cent’anni? E Sara partorirà ora che ha novant’anni?» 18 Abraamo disse a Dio: «Oh, possa almeno Ismaele vivere davanti a te!» 19 Dio rispose: «No, Sara, tua moglie, ti partorirà un figlio e tu gli porrai nome Isacco[f]. Io stabilirò il mio patto con lui, un patto eterno per la sua discendenza dopo di lui. 20 Quanto a Ismaele, io ti ho esaudito. Ecco, io l’ho benedetto e farò in modo che si moltiplichi e si accresca straordinariamente. Egli genererà dodici prìncipi e io farò di lui una grande nazione. 21 Ma stabilirò il mio patto con Isacco, che Sara ti partorirà in questa stagione il prossimo anno».

22 Quando ebbe finito di parlare con lui, Dio lasciò Abraamo, levandosi in alto. 23 Abraamo prese suo figlio Ismaele, tutti quelli che gli erano nati in casa e tutti quelli che aveva comprato con il suo denaro, tutti i maschi fra la gente della casa di Abraamo, e li circoncise, in quello stesso giorno, come Dio aveva detto di fare. 24 Abraamo aveva novantanove anni quando fu circonciso.


Passano 13 anni dalla nascita di Ismaele, 24 anni dalla chiamata iniziale. Abramo ormai ha quasi 100 anni. WOW. Che attesa. Il Signore richiama Abramo ad una fede ubbidiente.

L’attesa non è facile ma il Signore esorta Abramo a perseverare per fede nella promessa. Ancora una volta si fa riferimento al patto e in questa circostanza viene messa in risalto la moltiplicazione, la moltitudine che verrà fuori da Abramo e Sara. Immaginate Abramo mentre ascolta queste parole, mentre il suo nome viene cambiato da Abramo (padre eccelso) ad Abraamo (padre di una moltitudine).

E al centro di questo patto c’è una relazione forte tra Dio e Abramo:
7 Stabilirò il mio patto fra me e te e i tuoi discendenti dopo di te, di generazione in generazione; sarà un patto eterno per il quale io sarò il Dio tuo e della tua discendenza dopo di te. 8 A te e alla tua discendenza dopo di te darò il paese dove abiti come straniero: tutto il paese di Canaan, in possesso perenne; e sarò loro Dio».

Come segno visibile di questo patto viene data la circoncisione degli uomini e alla fine Dio promette ad Abramo che il figlio sarebbe nato da lì ad un anno.

Nonostante lo scetticismo di Abramo, nonostante la sua risata, Abramo comunque obbedisce al Signore, si circoncide e fa circoncidere.

In questa lunga attesa, Abramo deve decidere di credere alla promessa ricevuta dal Signore.

In cosa è ancorata la nostra attesa?

Nell’attesa del Figlio di Dio, il discendente di Abramo, discendente di Adamo. In questo periodo ricordiamo la nascita di Gesù e ricordiamo che è venuto dopo anni di attesa, secoli di attesa, millenni di attesa. Ricordiamo che il cammino del credente è da sempre un cammino di attesa, per fede.

Infatti noi ora, venuti dopo Cristo, siamo di nuovo in attesa del Figlio. Siamo in attesa del ritorno di Cristo. E pazientiamo, e aspettiamo che il Signore torni:

Filippesi 3:20 Quanto a noi, la nostra cittadinanza è nei cieli, da dove aspettiamo anche il Salvatore, Gesù Cristo, il Signore, 21 che trasformerà il corpo della nostra umiliazione rendendolo conforme al corpo della sua gloria, mediante il potere che egli ha di sottomettere a sé ogni cosa.

In mezzo ai tuoi periodi di attesa, coltiva il rapporto con Dio. Gesù è venuto per farsi conoscere e per farti conoscere il Padre. Nel tuo periodo d’attesa, per quanto difficile, aggrappati alle promesse del Signore. Come ci si aggrappa alle promesse del Signore? Approfondendo la nostra relazione con Dio, conoscendolo meglio, passando più tempo con lui.

So che non è facile, so che non ci riesce sempre. So che molte volte sbagliamo e facciamo di testa nostra, come Sara con Agar.

Ma dare spazio alla risata cinica, alla risata disperata, alla risata apatica non è la soluzione. La storia dell’attesa del Figlio ci esorta a non arrenderci nell’attesa, ma ad avvicinarci a Dio. A gridare a lui, a parlare con lui, a lamentarsi con lui, ad aspettare con lui.

Salmo 40:1 Ho pazientemente aspettato il Signore
ed egli si è chinato su di me e ha ascoltato il mio grido.
2 Mi ha tratto fuori da una fossa di perdizione,
dal pantano fangoso;
ha fatto posare i miei piedi sulla roccia,
ha reso sicuri i miei passi.
3 Egli ha messo nella mia bocca un nuovo cantico
a lode del nostro Dio.

Il figlio della promessa
La storia continua in Genesi 18-20. Nell’arco di un anno succedono tante cose, ovviamente, e alcune sono descritte in questi capitoli, come ad esempio la distruzione di Sodomo e Gomorra. E dopo un anno arriviamo al capitolo 21 di Genesi, che inizia così:

Genesi 21: Il Signore visitò Sara come aveva detto; e il Signore fece a Sara come aveva annunciato. 2 Sara concepì e partorì un figlio ad Abraamo, quando egli era vecchio, al tempo che Dio gli aveva fissato. 3 Abraamo chiamò Isacco il figlio che gli era nato, che Sara gli aveva partorito. 4 Abraamo circoncise suo figlio Isacco all’età di otto giorni, come Dio gli aveva comandato. 5 Abraamo aveva cent’anni quando gli nacque suo figlio Isacco. 6 Sara disse: «Dio mi ha dato di che ridere; chiunque l’udrà riderà con me». 7 E aggiunse: «Chi avrebbe mai detto ad Abraamo che Sara avrebbe allattato figli? Eppure io gli ho partorito un figlio nella sua vecchiaia».

8 Il bambino dunque crebbe e fu divezzato. Nel giorno che Isacco fu divezzato, Abraamo fece un grande banchetto.

Ecco finalmente il Figlio della Promessa. Dio dimostra di essere sovrano, dimostra che il suo piano non può essere rovinato o messo in pericolo dagli sbagli degli esseri umani. Dimostra di essere fedele, sempre, alla parola data.

Vediamo in questa nascita un’anticipazione della nascita del nostro Signore. Anche lui è nato miracolosamente perché il Signore ha visitato, nello Spirito, una donna che non poteva avere figli perché ancora vergine.

Anche lui è una sorta di Isacco, che porta gioia a tutti coloro che lo conoscono.

Ricordate cosa dice l’angelo ai pastori, la notte della nascita di Gesù?

Luca 2:10 L’angelo disse loro: «Non temete, perché io vi porto la buona notizia di una grande gioia che tutto il popolo avrà: 11 “Oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo, il Signore.

E i pastori, dopo aver visto questo bimbo tanto atteso e ora finalmente arrivato cosa fanno?

20 E i pastori tornarono indietro, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato loro annunciato.

Otto giorni dopo la nascita Gesù stesso viene circonciso, secondo il segno che Dio aveva dato ad Abramo migliaia di anni prima, il segno a suggello del patto e della promessa e in seguito viene portato a Gerusalemme per essere presentato nel tempio.

Qui Giuseppe e Maria incontrano un uomo che da tanti anni stava aspettando anche lui il Figlio promesso.

25 Vi era in Gerusalemme un uomo di nome Simeone. Quest’uomo era giusto e timorato di Dio, e aspettava la consolazione d’Israele; lo Spirito Santo era sopra di lui 26 e gli era stato rivelato dallo Spirito Santo che non sarebbe morto prima di aver visto il Cristo del Signore. 27 Egli, mosso dallo Spirito, andò nel tempio; e, come i genitori vi portavano il bambino Gesù per adempiere a suo riguardo le prescrizioni della legge, 28 lo prese tra le braccia e benedisse Dio, dicendo:
29 «Ora, o Signore, tu lasci andare in pace il tuo servo, secondo la tua parola;
30 perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza,
31 che hai preparata dinanzi a tutti i popoli,
32 luce per illuminare le genti e gloria del tuo popolo Israele».

E subito dopo, un’altra persona, una donna, che stava aspettando anche lei da tantissimo:
36 Vi era anche Anna, profetessa, figlia di Penuel, della tribù di Ascer. Era molto avanti negli anni; dopo essere vissuta con il marito sette anni dalla sua verginità, era rimasta vedova e aveva raggiunto gli ottantaquattro anni. 37 Non si allontanava mai dal tempio e serviva Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. 38 Sopraggiunta in quella stessa ora, anche lei lodava Dio e parlava del bambino a tutti quelli che aspettavano la redenzione di Gerusalemme.

Gesù è il Figlio promesso. E la sua venuta porta gioia e allegria.

Certo, abbiamo dovuto aspettare tanto, tantissimo. Migliaia di anni. Ma che cosa incredibile che il Signore abbia provveduto il Figlio della promessa. Che cosa incredibile che ha mandato il suo unigenito Figlio affinché noi potessimo essere salvati. Che cosa incredibile che la gloria di Dio abbia abitato e dimorato in mezzo a noi. Che cosa incredibile che Gesù si è fatto uomo per venire a salvare me e te, che è venuto in questo mondo così peccaminoso, così segnato dall’odio, dalla malattia, dalla morte, dalla sofferenza, dall’invidia, dalla corruzione, solo per amore. Che cosa incredibile che Gesù è arrivato non un giorno in ritardo e non un giorno in anticipo, anzi la Bibbia più volte sottolinea come l’arrivo di Gesù è avvenuto quando i tempi erano maturi, nel momento che Dio aveva decretato.

A chi piace aspettare? A nessuno, probabilmente. Soprattutto le attesa cariche di sofferenza, di lotta, di lacrime. Ma non cerchiamo di porre fine alle nostre attesa a modo nostro, di testa nostra. Impariamo ad aspettare, consci del fatto che il Figlio promesso è venuto, che la nostra attesa più grande è già finita.

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