Sovrano nella famiglia disfunzionale-Genesi 37

Qual è l’ambito più difficile nel quale essere cristiano? L’ambito più difficile nel quale rinnovare ogni giorno il perdono e l’amore praticamente? L’ambito più difficile nel quale evangelizzare, ovvero parlare di Gesù a chi ancora non lo conosce ma anche ricordare nuovamente il Vangelo a delle persone che lo conoscono da tempo ma hanno bisogno di un promemoria, un reminder. Penso che la famiglia sia l’ambito più difficile. Nella famiglia abbiamo più aspettative e quindi è più facile rimanere delusi e feriti.

Stiamo continuando la nostra serie di predicazioni sulla Genesi, il primo, super attuale, libro della Bibbia. Un libro nel quale le famiglie che vengono presentate sono spesso tutt’altro che degli esempi virtuosi. Tornato a casa, Giacobbe, dopo aver combattuto con il Signore ed essere diventato Israele, si riconcilia con suo fratello Esaù e si stabilisce nella terra di Canaan. Qui si stabilisce, gli nasce il 12esimo figlio, Beniamino e durante il parto muore Rachele, la sua moglie preferita.

 

E poi nel capitolo 37 inizia il Toledot, la narrazione della discendenza di Giacobbe, che parla della storia dei 12 figli di Giacobbe che diventeranno le 12 tribù di Israele. Si tratta della sezione più lunga del libro della Genesi e il protagonista principale di questa storia è Giuseppe,

 

37:1 Giacobbe abitò nel paese dove suo padre aveva soggiornato, nel paese di Canaan.

 

2 Questa è la discendenza di Giacobbe. Giuseppe, all’età di diciassette anni, pascolava il gregge con i suoi fratelli. Egli era giovane e stava con i figli di Bila e con i figli di Zilpa, mogli di suo padre. Giuseppe riferì al loro padre la cattiva fama che circolava sul loro conto. 3 Israele amava Giuseppe più di tutti gli altri suoi figli, perché era il figlio della sua vecchiaia; e gli fece una veste lunga con le maniche. 4 I suoi fratelli vedevano che il loro padre l’amava più di tutti gli altri fratelli; perciò l’odiavano e non potevano parlargli amichevolmente.

 

5 Giuseppe fece un sogno e lo raccontò ai suoi fratelli; allora questi lo odiarono più che mai. 6 Egli disse loro: «Ascoltate, vi prego, il sogno che ho fatto. 7 Noi stavamo legando dei covoni in mezzo ai campi, ed ecco che il mio covone si alzò e restò diritto; i vostri covoni si radunarono intorno al mio covone e gli s’inchinarono davanti». 8 Allora i suoi fratelli gli dissero: «Regnerai forse tu su di noi o ci dominerai?» E l’odiarono ancor di più a causa dei suoi sogni e delle sue parole.

 

9 Egli fece ancora un altro sogno e lo raccontò ai suoi fratelli, dicendo: «Ho fatto un altro sogno! Il sole, la luna e undici stelle s’inchinavano davanti a me». 10 Egli lo raccontò a suo padre e ai suoi fratelli; suo padre lo sgridò e gli disse: «Che significa questo sogno che hai fatto? Dovremo dunque io, tua madre e i tuoi fratelli venire a inchinarci fino a terra davanti a te?» 11 I suoi fratelli erano invidiosi di lui, ma suo padre serbava dentro di sé queste parole.

 

12 Or i fratelli di Giuseppe erano andati a pascolare il gregge del padre a Sichem. 13 Israele disse a Giuseppe: «I tuoi fratelli sono al pascolo a Sichem. Vieni, ti manderò da loro». Egli rispose: «Eccomi». 14 Israele gli disse: «Va’ a vedere se i tuoi fratelli stanno bene e se tutto procede bene con il gregge; poi torna a dirmelo». Così lo mandò dalla valle di Ebron, e Giuseppe arrivò a Sichem. 15 Mentre andava errando per i campi un uomo lo trovò; e quest’uomo lo interrogò, dicendo: «Che cerchi?» 16 Egli rispose: «Cerco i miei fratelli; ti prego, dimmi dove sono a pascolare il gregge». 17 Quell’uomo gli disse: «Sono partiti di qui, perché li ho uditi che dicevano: “Andiamocene a Dotan”». Giuseppe andò quindi in cerca dei suoi fratelli e li trovò a Dotan.

 

18 Essi lo videro da lontano e, prima che egli fosse vicino a loro, complottarono per ucciderlo. 19 Dissero l’uno all’altro: «Ecco, il sognatore arriva! 20 Forza, uccidiamolo e gettiamolo in una di queste cisterne; diremo poi che una bestia feroce l’ha divorato e vedremo che ne sarà dei suoi sogni». 21 Ruben udì e lo liberò dalle loro mani dicendo: «Non togliamogli la vita». 22 Poi Ruben aggiunse: «Non spargete sangue; gettatelo in quella cisterna che è nel deserto, ma non lo colpisca la vostra mano». Diceva così per liberarlo dalle loro mani e restituirlo a suo padre.

 

23 Quando Giuseppe fu giunto presso i suoi fratelli, lo spogliarono della sua veste, della veste lunga con le maniche che aveva addosso, 24 lo presero e lo gettarono nella cisterna. La cisterna era vuota, non c’era acqua.

 

25 Poi si sedettero per mangiare e, alzando gli occhi, videro una carovana d’Ismaeliti che veniva da Galaad, con i suoi cammelli carichi di aromi, di balsamo e di mirra, che scendeva in Egitto. 26 Giuda disse ai suoi fratelli: «Che ci guadagneremo a uccidere nostro fratello e a nascondere il suo sangue? 27 Su, vendiamolo agl’Ismaeliti e non lo colpisca la nostra mano, perché è nostro fratello, nostra carne». I suoi fratelli gli diedero ascolto. 28 Come quei mercanti madianiti passavano, essi tirarono su Giuseppe, lo fecero salire dalla cisterna, e lo vendettero per venti sicli d’argento a quegl’Ismaeliti. Questi condussero Giuseppe in Egitto.

 

29 Ruben tornò alla cisterna; ed ecco, Giuseppe non era più nella cisterna. Allora egli si stracciò le vesti, 30 tornò dai suoi fratelli e disse: «Il ragazzo non c’è più, e io, dove andrò?» 31 Essi presero la veste di Giuseppe, scannarono un becco e intinsero la veste nel sangue. 32 Poi mandarono uno a portare al padre loro la veste lunga con le maniche e gli fecero dire: «Abbiamo trovato questa veste; vedi tu se è quella di tuo figlio o no».

 

33 Egli la riconobbe e disse: «È la veste di mio figlio. Una bestia feroce l’ha divorato; certamente Giuseppe è stato sbranato». 34 Allora Giacobbe si stracciò le vesti, si vestì di sacco e fece cordoglio di suo figlio per molti giorni. 35 Tutti i suoi figli e tutte le sue figlie vennero a consolarlo; ma egli rifiutò di essere consolato, e disse: «Io scenderò con cordoglio da mio figlio, nel soggiorno dei morti». E suo padre lo pianse.

 

36 Intanto quei Madianiti vendettero Giuseppe in Egitto a Potifar, ufficiale del faraone, capitano delle guardie.

 

Che storia! Quanti di noi sono familiari con tensioni familiari? Siete mai arrivati a questo punto? Odio, invidia, favoritismi, sogni strani, complotti per uccidere, fratelli che sono venduti come schiavi. è l’inizio della storia di Giuseppe, uno dei personaggi biblici più amati da bambini e adulti.

 

In questo capitolo nel quale inizia la storia di Giuseppe  voglio soffermarmi su 2 aspetti:

 

1- La tensione famigliare

 

Ci troviamo di fronte all’ennesima famiglia nella Genesi con gravi problemi. All’inizio della Genesi vediamo Dio creare l’uomo e la donna e unirli nel matrimonio. Dio crea la famiglia e lo dona all’essere umano. Ma con l’entrata del peccato è proprio la famiglia a diventare il manifesto visibile della gravità del peccato.  Da subito satana si attiva per separare e distruggere quello che Dio ha creato e unito.

 

A casa ho un libro sul matrimonio e la famiglia e il primo capitolo si intitola “Matrimonio significa conflitto.” Che bella prospettiva, vero? Ma è proprio così. Il nemico vuole attaccare la famiglia, la prima istituzione creata da Dio, e la famiglia diventa quindi il primo campo di battaglia pubblico per il credente. Da dove inizia la battaglia per evangelizzare e portare l’aroma di Cristo nel mondo? Dalla famiglia.

 

Nella nostra storia abbiamo Giuseppe, che chiaramente è il protagonista principale. Giuseppe è uno dei personaggi non solo più amati ma più positivi che si trovano nella Bibbia. Non vengono narrati fallimenti eclatanti di Giuseppe. Abbiamo tanto da imparare da Giuseppe, chiaramente ci sono tanti riferimenti tra Giuseppe e Gesù, i sogni sembrano essere abbastanza indicativi riguardo al suo ruolo all’interno della famiglia. Ma forse anche lui ha le sue colpe o cose che avrebbe dovuto fare meglio. Cosa fa nel versetto 2?

Giuseppe riferì al loro padre la cattiva fama che circolava sul loro conto. Giuseppe riporta la cattiva fama che circolava sui suoi fratelli. La traduzione letterale di questo versetto è “egli portò una parola maligna su di loro.”[1]

 

Penso che tutti noi hanno conosciuto, o sono personalmente, persone che amano mettere in mostra la propria bravura a discapito degli altri. E sembra proprio che Giuseppe sia una di queste persone. Anche dai sogni si inizia a capire che Dio ha in serbo un piano speciale per Giuseppe, il problema è che Giuseppe, un adolescente, sembra mancare di tatto e umiltà e spiattella in faccia ai fratelli i suoi sogni.

 

E il suo comportamento non fa altro che buttare benzina sul fuoco, su una situazione familiare a dir poco difficile. 

 

Poi abbiamo i fratelli che invidiano e odiano Giuseppe. Sono così gelosi e lo odiano al punto che, al versetto 4, non riescono a parlargli amichevolmente, letteralmente con shalom. Non c’era la pace di Dio nel rapporto tra questi 12 fratellastri. E mano a mano che si va avanti l’antagonismo cresce sempre di più. Si parte dall’invidia nei primi 11 versetti, poi al complotto per ucciderlo nei versetti 12-20, poi alla vendita agli Ismaeliti e infine alla messa in scena della morte di Giuseppe nei versetti 31-35. A volte ci sorprendiamo quando sentiamo di liti in famiglie che sembrano normali che sfociano in abusi, violenza, uccisioni. Purtroppo situazioni familiari irrisolte possono portare anche a questo.

 

–      Le conseguenze della mancanza di prospettiva

Qual’ è il problema dei fratelli di Giuseppe? Ai fratelli di Giuseppe manca la giusta prospettiva. I fratelli di Giuseppe sono così accecati dall’odio e dall’invidia da dimenticare completamente Dio. Ai fratelli di Giuseppe viene a mancare una prospettiva che vada oltre la lotta per il potere e l’amore all’interno della famiglia. I fratelli di Giuseppe sono così accecati dal loro odio da non riuscire a intravedere quello che il Signore stava facendo. è chiaro che Dio sta facendo qualcosa, ma a loro non interessa. Piuttosto che avvicinarsi a Dio per capire cosa i sogni di Giuseppe potevano significare, disprezzano Giuseppe  chiamandolo “il sognatore”:

 

19 Dissero l’uno all’altro: «Ecco, il sognatore arriva! 20 Forza, uccidiamolo e gettiamolo in una di queste cisterne; diremo poi che una bestia feroce l’ha divorato e vedremo che ne sarà dei suoi sogni».

 

Mi sembra quasi un’eco delle parole che verranno dette un giorno a Gesù:

Luca 23:35  E anche i magistrati si beffavano di lui, dicendo: «Ha salvato altri, salvi se stesso, se è il Cristo, l’Eletto di Dio!»

 

La mancanza di prospettiva divina porta ad essere gelosi e a odiare. Magari qualcuno nella tua famiglia, o nella tua chiesa, sta vivendo qualcosa di speciale e tu lo stai odiando o sei geloso, anche se ovviamente non lo ammetteresti mai, perchè non riesci a vedere quello che Dio sta facendo.

 

Ed infine abbiamo Giacobbe. Versetto 3:

  3 Israele amava Giuseppe più di tutti gli altri suoi figli, perché era il figlio della sua vecchiaia; e gli fece una veste lunga con le maniche.

 

Chi ha dei fratelli sa che in genere le famiglie i vestiti dei primogeniti in genere poi passano ai figli venuti dopo, perlomeno nei primi anni di vita. D’altronde bisogna pure risparmiare. Qui invece abbiamo Giacobbe che ama così tanto Giuseppe, il suo penultimo figlio ma il primo nato dalla donna che più amava, Rachele, che gli regala una veste lunga con maniche o con molti colori.

 

E quindi le prime considerazioni pratiche di oggi  sono di natura familiare. Come sapete sono coinvolto da anni in campi per bambini e ragazzi. Ogni anno abbiamo ragazzi di ogni tipo: violenti, insubordinati, disattenti, sessualizzati etc etc. E spesso mi chiedo, “ma come sia possibile che questi ragazzi siano così?”. A volte mi capita di vedere i loro genitori e ricevere una parziale risposta al comportamento dei loro figli.

 

Che rapporto hai con la tua famiglia? Magari sei l’unico credente, oppure sei il credente più maturo e saggio, magari stai godendo di particolari benedizioni da parte di Dio. In che modo vivi questa cosa? Sei di edificazione per gli altri componenti della tua famiglia, o ti comporti con orgoglio, in maniera pesante nei confronti della tua famiglia?

 

Magari ci sono relazioni basate su invidia e odio. C’è qualche rapporto a cui dovresti mettere mano? Sei invidioso per quello che qualcuno nella tua famiglia sta vivendo?

 

Magari, come nel caso di Giacobbe, c’è del favoritismo. E questo favoritismo sta creando tensione. Magari c’è qualcuno nella tua famiglia che non si sente apprezzato, valorizzato, capito, ascoltato. Queste situazioni possono avere grosse ripercussioni. Immaginate di non sentirvi capiti, amati, apprezzati dal nostro Padre celeste. Sarebbe molto difficile vivere serenamente, seguirlo, fare quello che è giusto. Lo stesso potrebbe succedere nella vostra famiglia.

 

Abbiamo bisogno di chiedere perdono a qualcuno nella nostra famiglia? Ci sono rapporti che hanno bisogno di essere risanati? In che modo posso amare meglio, edificare meglio, relazionarmi meglio con i miei genitori, i miei coniugi, i miei fratelli, i miei figli?

 

L’adozione spirituale che abbiamo ricevuto in Cristo è il modello che non solo ci ispira, ma anche ci spinge e ci motiva ad onorare il Signore nelle nostre famiglie. Quello che Cristo ha fatto, portandoci nella famiglia del Padre, ci spinge, motiva, ci costringe a vivere lo stesso nelle nostre famiglie.

 

Ci sono situazioni familiari che andrebbero stemperate, rasserenate? Facciamolo alla luce del Vangelo, non escludiamo Dio, la sua opera, la grandezza della chiamata che vi ha rivolto. Pensiamo alle nostre famiglie e domandiamoci “in che modo l’introduzione di una prospettiva del Vangelo potrebbe aiutare la nostra famiglia?”

 

2 – L’opera del Signore

 

Il primo aspetto è la famiglia. Il secondo è l’opera del Signore.

 

Da una parte abbiamo la famiglia di Giacobbe, dall’altra abbiamo il Signore. Che è sempre presente, sempre all’opera anche quando umanamente viene messo ai margini. Intanto ancora una volta è sorprendente che non venga scelto il primogenito come “unto” del Signore.

 

Il doppio sogno di Giuseppe preannuncia che non soltanto gli 11 fratelli di Giuseppe, tra cui 10 maggiori, si inchineranno di fronte a lui, ma che lo stesso faranno anche suo padre e il resto della famiglia. I fratelli fanno di tutto per andare contro i sogni di Giuseppe, ovvero i fratelli fanno di tutto per andare contro il piano di Dio. Ma secondo voi, il piano di Dio può essere alterato, cambiato, annullato da dei piccoli esseri umani?

 

Ovviamente no! Eppure quante volte anche noi ci mettiamo contro il Signore, cerchiamo di alterare il suo piano perché non ci torna comodo o non ci piace?

 

Mi ha colpito in settimana il modo in cui il salmista descrive il Signore nel salmo 93:

93:1 Il Signore regna; egli si è rivestito di maestà;

il Signore si è rivestito, si è cinto di forza;

il mondo quindi è stabile, e non sarà scosso.

2 Il tuo trono è saldo dai tempi antichi,

tu esisti dall’eternità.

3 I fiumi hanno alzato, o Signore,

i fiumi hanno alzato la loro voce;

i fiumi elevano il loro fragore.

4 Più delle voci delle grandi, delle potenti acque,

più dei flutti del mare,

il Signore è potente nei luoghi altissimi.

5 I tuoi statuti sono perfettamente stabili;

la santità si addice alla tua casa,

o Signore, per sempre.

 

I tentativi dei fratelli potranno alterare il piano di Dio? No. Anzi. I disegni malvagi dei fratelli non fanno altro che portare avanti il piano di Dio, il quale si serve di ogni circostanza.

 

Ad un certo punto appare una carovana di Ismaeliti e quindi Giuseppe non viene ucciso ma venduto come schiavo. Vi ricordate chi erano gli Ismaeliti? Sono i discendenti di Ismaele, il figlio di Abramo nato come conseguenza della disobbedienza e poca fede di Abramo e Sara. A distanza di anni Dio usa proprio questo popolo per portare avanti il suo piano. E dove viene portato alla fine del capitolo Giuseppe? In Egitto. In questo modo inizia ad avverarsi la profezia che Dio stesso aveva fatta ad Abramo tanti anni prima:

Genesi 15:13 Il Signore disse ad Abramo: «Sappi per certo che i tuoi discendenti dimoreranno come stranieri in un paese che non sarà loro: saranno fatti schiavi e saranno oppressi per quattrocento anni.

 

Stiamo assistendo alla realizzazione del piano di Dio, in mezzo ad ingiustizie, sofferenze, sbagli. Quali sono le cose che ti fanno soffrire ingiustamente? Quali sono le prove che non vorresti affrontare? Abbiamo parlato di famiglia, ma si potrebbe parlare di tanto altro, come ad esempio la chiesa che è una famiglia spirituale. Io personalmente spero di non reagire come i fratelli di Giuseppe. Spero che sapere che Dio è sovrano anche in quelle situazioni più dolorose, più difficili, più ingiuste mi sia, e ti sia, di conforto e di speranza. Si, perchè non siamo stati dimenticati, non siamo stati abbandonati e il piano e l’opera del Signore sta progredendo in maniera perfetta. .

 

Giacobbe, che come abbiamo visto la volta scorsa aveva impiegato anni per arrendersi alla sovranità di Dio e riconoscerlo in tutto, era forse sconcertato dal sogno di Giuseppe. Eppure che cosa ci dice l’autore?

“ma suo padre serbava dentro di sé queste parole.” (11). Giacobbe era sorpreso da quello che stava succedendo, ma sapeva bene finalmente che Dio opera in maniera sorprendente.

 

Vi ricordano qualcuno queste parole? Maria, la madre di Gesù.

 

Dopo che Gesù era rimasto, da ragazzino, a Gerusalemme nel tempio perché lì c’èra il suo Padre celeste ma facendo preoccupare i suoi genitori, Luca conclude dicendo:

 

51 Sua madre serbava tutte queste cose nel suo cuore.

 

Ed è un gancio perfetto perché questo testo oltre a parlarci della sovranità di Dio nella scelta e nella vita di Giuseppe, prefigura e anticipa proprio la figura di Gesù, colui che sarebbe venuto ad adempiere il patto della Genesi. Gesù, come Giuseppe, è il Figlio amato perfettamente dal Padre senza favoritismi. Gesù è il Figlio che viene mandato dal Padre, come Giacobbe con Giuseppe, a cercare dei nuovi fratelli, a portare la shalom (v.14) del Padre a dei fratelli lontani. Però cosa fanno i fratelli a Gesù? Lo odiano, sono invidiosi di lui e complottano contro di lui fino ad arrivare ad ucciderlo. Qui c’è una delle grandi differenze tra Gesù è Giuseppe. Dio nella sua sovranità ha deciso che Giuseppe non doveva morire per mano dei suoi fratelli e il dolore di Giacobbe sarebbe stato un giorno alleviato. Gesù invece viene portato fino alla croce per morire. E potete provare ad immaginare quanto sia costato al Padre vedere il Figlio amato ingiustamente appeso alla croce .

 

Gesù è il vero Giuseppe, che ci raggiunge, che ci vuole portare a casa con se, che vuole dimostrare il grande amore del Padre per noi. E lo fa regnando, come nei sogni di Giuseppe, sopra ogni altra cosa.

 

Gesù è il Giuseppe definitivo , anche lui viene spogliato dei suoi vestiti tra le beffe di coloro che lo odiavano ed invidiavano. Ma è lui lo strumento, la persona che Dio ci ha mandato per farci tornare a casa, nella sua famiglia, per farci vivere ora dei rapporti familiari che sono completamente diversi e stravolti dal nostro rapporto con Dio. Quando sentiamo il suo perdono, il suo amore, la sua adozione i rapporti all’interno della nostra famiglia devono cambiare per forza. Quando capiamo che non siamo stati abbandonati sul ciglio della strada, ma siamo stati portati nella casa di Dio, davanti al trono di grazia, nella quale il Signore ha preparato un banchetto di benedizioni per noi con un futuro e un avvenire le nostre famiglie cambiano.

 

E quindi? C’è speranza anche per le nostre famiglie disfunzionali.

 

[1] Aranzulla, 88.

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