Sovrano sul lavoro, sovrano sul sesso – Genesi 39_1-12

Agli inizi del 900 un signore italiano parte per gli Stati Uniti con la speranza di trovare fortuna. Sbarca sul continente con due dollari in tasca, dopo aver sperperato tutti i suoi risparmi in scommesse durante le due settimane di traversata oceanica. Dopo alcuni anni dal suo arrivo, questo signore idea una truffa che coinvolgerà migliaia di inconsapevoli persone. La truffa prenderà il nome del suo ideatore: Charles Ponzi, creatore dello schema Ponzi, simbolo di una vita passata a imbrogliare e truffare il prossimo pur di non lavorare onestamente.

Alcuni decenni più tardi, in Europa, un famoso calciatore afferma: “Ho speso gran parte dei miei soldi per donne, alcol e automobili. Il resto l’ho sperperato.” Sono le parole di George Best, grande calciatore irlandese e altro simbolo di una vita vissuta in maniera egocentrica ed edonistica.

Sono solo due dei tanti esempi di quelle che la Bibbia chiama la via dell’empio. Parte della narrativa attorno a noi vuole farci credere che nella vita non bisogna impegnarsi al lavoro e che il modo migliore di vivere la sfera sessuale sia in totale libertà. Peccato che poi si tende a dimenticare che Charles Ponzi è morto solo e povero mentre le ultime parole di George Best sono state: “Non morite come me”.

 

 

 

La Bibbia propone un’altra via e ci esorta a vivere in maniera diversa rispetto ai valori del mondo. E la storia di oggi non soltanto ci ricorda questa cosa ma ci dà anche gli strumenti per vivere la vita, e in particolare il lavoro e il sesso, in maniera diversa, in una maniera che onora Dio.

Stiamo velocemente andando verso la fine della nostra serie di messaggi sul primo libro della Bibbia, Genesi. L’ultima volta abbiamo iniziato a vedere la narrativa dell’ultima discendenza descritta in questo libro, ovvero la discendenza di Giacobbe che ha come protagonista principale Giuseppe, uno dei dodici figli di Giacobbe. Il capitolo che abbiamo analizzato, il 37, si concludeva con queste parole:

Genesi 37:36 Intanto quei Madianiti vendettero Giuseppe in Egitto a Potifar, ufficiale del faraone, capitano delle guardie.

Nel capitolo 38 troviamo una storia che non studieremo in questa serie di predicazioni nella quale viene raccontato, se vogliamo, il percorso di redenzione di uno dei fratelli di Giuseppe, Giuda. Quello di Giuda con Tamar è il percorso di redenzione per diventare un fratello migliore di quanto fosse fino ad ora, ma anche per diventare il degno capostipite della tribù porterà poi alla nascita del principe. Quella di Giuda in Genesi 38 sembra, e ripeto sembra, quasi una storia che non c’entra molto con la storia di Giuseppe.

Nel frattempo la storia di Giuseppe continua e viene riportata in Genesi 39 che iniziamo a leggere insieme:
Un impiegato modello
39 Giuseppe fu portato in Egitto; e Potifar, ufficiale del faraone, capitano delle guardie, un Egiziano, lo comprò da quegli Ismaeliti che ce l’avevano condotto. 2 Il Signore era con Giuseppe: a lui riusciva bene ogni cosa e stava in casa del suo padrone egiziano. 3 Il suo padrone vide che il Signore era con lui e che il Signore gli faceva prosperare nelle mani tutto ciò che intraprendeva. 4 Giuseppe trovò grazia agli occhi di lui e si occupava del servizio personale di Potifar, il quale lo fece maggiordomo della sua casa e gli affidò l’amministrazione di tutto quello che possedeva. 5 Dal momento che l’ebbe fatto maggiordomo della sua casa e gli ebbe affidato tutto quello che possedeva, il Signore benedisse la casa dell’Egiziano per amore di Giuseppe; la benedizione del Signore si posò su tutto ciò che egli possedeva, in casa e in campagna. 6 Potifar lasciò tutto quello che aveva nelle mani di Giuseppe; non s’occupava più di nulla, tranne del cibo che mangiava.

Il Signore aveva un piano ben preciso per la vita di Giuseppe il quale finisce nella casa di Potifar, capitano delle guardie, ufficiale del faraone stesso. Un uomo importante, ricco, potente.

Ricordiamoci che Giuseppe era finito in questa situazione non perchè fosse uno squattrinato, infatti la famiglia di suo padre era molto ricca. Giuseppe non era finito in questa situazione perché aveva fatto qualcosa di scellerato. Giuseppe era finito in questa situazione a causa dell’invidia e dell’odio dei suoi fratelli. Giuseppe era ingiustamente finito in questa situazione. Era passato dall’essere il figlio amato del padre ad essere uno schiavo senza alcuna pretesa in terra straniera.

Ho provato ad immaginare come mi sarei comportato io in una situazione simile, come avrei reagito io. Io che ho un forte senso di giustizia, soprattutto quando sono i miei diritti ad essere maltrattati. Come mi sarei sentito se fossi stato tradito, abbandonato, venduto, in esilio senza più alcun diritto ma solo doveri? Come ti saresti sentito tu? Giuseppe aveva tutte le giustificazioni possibili per non darsi completamente al lavoro. “Non me lo merito, succedono tutte a me, ne ho già passate abbastanza, sono stanco, sono dei pagani blasfemi.”

L’autore non ci riporta i pensieri di Giuseppe, ma ci riporta le sue azioni. A prescindere da quello che Giuseppe pensava possiamo notare che il suo operato è esemplare. Potifar non intuisce magicamente che Giuseppe era favorito dal Signore, ma evidentemente aveva osservato l’operato di Giuseppe. Verosimilmente, essendo l’ultimo arrivato, Giuseppe aveva iniziato dal basso, con mansioni minori e con poche responsabilità. Ma il modo in cui lavorava aveva attirato l’attenzione del suo padrone che mano a mano gli affida incarichi sempre più importanti fino a renderlo maggiordomo di tutta la sua casa e fino a dargli in affidamento ogni cosa che possedeva.

Avete presente che in America nei negozi e negli uffici viene eletto “L’impiegato del mese?” Chi ha visto The office o altri show americani sa bene di cosa sto parlando. Ecco, Giuseppe avrebbe costantemente vinto il titolo di impiegato del mese, Giuseppe era, nonostante tutte le difficoltà che viveva, un impiegato modello.

E quindi mi sono chiesto: lo stesso è vero anche per noi? Anche noi, come Giuseppe, siamo circondati da un contesto ostile, forse anche noi abbiamo subito ingiustamente delle situazioni spiacevoli. Ma come ci comportiamo, soprattutto lavorativamente? Facciamo il minimo indispensabile, giustificandoci in un modo o nell’altro? Cerchiamo di passare sotto il radar, per evitare quante più responsabilità e beghe possibili?

Oppure siamo colleghi ed impiegati esemplari, che si impegniamo al massimo delle proprie capacità? Le vendite delle nostre aziende sono aumentate a causa del nostro apporto lavorativo, i risultati accademici delle nostre università sono migliorati grazie al nostro contributo, il servizio del bar dove lavoriamo è migliorato grazie al nostro impegno? Il mio impegno ministeriale è impeccabile? Creiamo ambienti lavorativi migliori, dove regnano integrità, duro lavoro, impegno, rispetto, serietà? Il mio luogo di lavoro è migliore da quando ci sono io perché la presenza di Dio è arrivata insieme a me a lavoro?

Chi conosce tutta la storia di Giuseppe sa che questi anni a casa di Potifar sono anni di formazione e di prova in vista di quello che il Signore gli avrebbe affidato dopo. Spiegando la parabola del fattore infedele, in Luca 16, Gesù dice queste parole:
10 Chi è fedele nelle cose minime è fedele anche nelle grandi, e chi è ingiusto nelle cose minime è ingiusto anche nelle grandi.11 Se dunque non siete stati fedeli nelle ricchezze ingiuste, chi vi affiderà quelle vere?

Abbiamo detto la volta scorsa che in tanti aspetti Giuseppe prefigura Gesù. Giuseppe, ovviamente, non era perfetto, altrimenti sarebbe stato Gesù. Ma Giuseppe, proprio come Gesù, accetta umilmente questa situazione e fa del suo meglio. Nonostante le difficoltà si impegna, affidando tutto il resto alla sovranità di Dio.

La tentazione sessuale
Giuseppe era avvenente e di bell’aspetto. 7 Dopo queste cose, la moglie del padrone di Giuseppe gli mise gli occhi addosso e gli disse: «Unisciti a me!»

8 Ma egli rifiutò e disse alla moglie del suo padrone: «Ecco, il mio padrone non mi chiede conto di quanto è nella casa e mi ha affidato tutto quello che ha. 9 In questa casa egli stesso non è più grande di me e nulla mi ha vietato, se non te, perché sei sua moglie. Come dunque potrei fare questo gran male e peccare contro Dio?» 10 Benché lei gliene parlasse ogni giorno, Giuseppe non acconsentì a unirsi né a stare con lei. 11 Un giorno egli entrò in casa per fare il suo lavoro; lì non c’era nessuno della gente di casa; 12 allora lei lo afferrò per la veste e gli disse: «Unisciti a me!» Ma egli le lasciò in mano la veste e fuggì.

In un certo senso Giuseppe supera la prima prova. Gli vengono affidati incarichi complessi, responsabilità importanti e dalle sue mani devono essere passate grandi quantità di denaro. Ci sono 3 doni del Signore che facilmente possono diventare una pietra d’inciampo per un credente. Il primo dono è il denaro, e appunto Giuseppe sembra essere in grado di gestire questa cosa con integrità e onestà. Il secondo è la fama, e vedremo nella storia di Giuseppe che anche questo potenziale idolo viene gestito bene da Giuseppe. Il terzo è il sesso, con il quale Giuseppe deve confrontarsi nei versetti che abbiamo appena letto.

Quanti danni ha fatto la tentazione sessuale in tutte le sue mille sfaccettature. Adulterio, fornicazione, romanticismo irreale, masturbazione. Viviamo in un’era iper sessualizzata. Ero in un incontro l’altro giorno nel quale ci veniva ricordato che i ragazzi di oggi hanno le prime esperienze con la pornografia e il mondo del sesso tra i 9 e gli 11 anni. Alle forme classiche di tentazione sessuale si sono aggiunti film, internet, sexting e via dicendo. I rapporti sessuali occasionali sono oramai sdoganati e molti pensano che avere uno stile di vita sessuale non delimatato da paletti biblici sia liberatorio e non abbia alcun tipo di conseguenze. Quanti danni ha fatto la tentazione e il peccato sessuale, tra credenti e non credenti. Quanti sono caduti, quanti hanno ferito, tradito, deluso non solo se stessi, ma anche Dio e il prossimo.

Non peccare contro Dio
Dall’atteggiamento di Giuseppe notiamo almeno tre aspetti fondamentali della lotta contro la tentazione sessuale, tre strumenti o atteggiamenti che gli hanno permesso di difendersi dagli attacchi sessuali.

Innanzitutto Giuseppe riconosce che il peccato più grande, l’offesa più grande non è solo nei confronti delle persone coinvolte, in questo caso Potifar e sua moglie, ma anche, versetto 9, contro Dio. Il video pornografico non solo ti fa peccare, non solo è una mancanza di rispetto nei confronti di donne che spesso vengono sfruttate, ma è soprattutto un peccato contro Dio. L’adulterio non è soltanto un tradimento tra due persone che dovrebbero manifestare nella loro unione l’amore di Cristo per la sua chiesa, ma è prima di tutto un’offesa e un tradimento nei confronti di Dio stesso.
Prendi posizione
Non solo impariamo da Giuseppe che peccare sessualmente significa peccare contro Dio, ma impariamo a prendere posizione. Di fronte alla tentazione sessuale, Giuseppe prende una posizione netta, chiara, nonostante non debba essere stato facile. Giuseppe, che era bello e avvenente, non flirta con la moglie di Potifar, non minimizza, non fa finta di non aver sentito, non si nasconde.

Cosa fa Giuseppe all’inizio del versetto 8? Giuseppe rifiuta la proposta e dice. Rifiuta e parla, prende posizione. Spiega chiaramente e con le sue parole la sua posizione. Non c’è possibilità di fraintendimento. Cosa fa di fronte allo spudorato tentativo della moglie di Potifar? Scappa via, fugge via nudo.

15 anni fa, mentre ero in America, mi è capitato di parlare con una donna più grande di me, sposata e con una figlia, che mi ha detto che voleva fare sesso con me. Potete immaginare il mio sgomento. Forse alcuni di noi si sono trovati in situazioni simili. Forse alcuni di noi non combattono con tentazioni così palesi, ma altre più subdole come la pornografia. Ma l’atteggiamento deve essere lo stesso, dobbiamo prendere una posizione chiara.

Un autore e pastore americano ha detto:
Non dobbiamo concedere a un’immagine o a un impulso sessuale più di cinque secondi prima di sferrare un violento contrattacco con la mente. Dico sul serio! Cinque secondi. Nei primi due secondi gridiamo: “NO! Esci dalla mia testa!”. Nei due secondi successivi gridiamo: “O Dio, nel nome di Gesù, aiutami. Salvami ora. Sono tuo”. Buon inizio. Ma poi inizia la vera battaglia. Questa è una guerra mentale. La priorità assoluta è quella di far uscire l’immagine e l’impulso dalla nostra mente. Come? Introducendo nella mente una contro-immagine. Combattere. Spingere. Colpire. Non allentate la presa. Deve essere un’immagine così potente che l’altra immagine non può sopravvivere. Esistono immagini e pensieri che distruggono la lussuria.

E l’autore va avanti dicendo che l’immagine della croce, del calvario, del corpo di Gesù che viene lacerato, delle gocce di sangue che escono dal suo corpo, della legna ruvida della croce che sfrega contro le ferite aperte sulla schiena, dei chiodi che entrano nelle sue mani è un immagine in grado di distruggere il pensiero lussurioso. Le due immagini non possono coesistere.


Resisti nel tempo
Il peccato sessuale equivale a peccare contro Dio. Bisogna prendere posizione. E infine bisogna resistere nel tempo. Cari fratelli e care sorelle, la lotta contro la tentazione sessuale ci accompagnerà, in una forma o nell’altra, per tutta la vita. Mi ha accompagnato quando sono stato single e tante volte ho fallito. Mi accompagna ora che sono fidanzato. Mi dicono che mi accompagnerà nel matrimonio.

La cosa incredibile di Giuseppe forse non è che ha resistito al primo attacco. Tutti sono bravi all’inizio. La cosa che personalmente ritengo incredibile è che “10 Benché lei gliene parlasse ogni giorno, Giuseppe non acconsentì a unirsi né a stare con lei.” Immaginate una donna potente, ricca, probabilmente bella, che quotidianamente ti mette alla prova. Noi spesso dopo un primo attacco abbassiamo la guardia, ci riteniamo forti e in grado di resistere. Giuseppe non fa questo errore e nonostante l’insistenza della donna non cede.

Giuseppe vince ed è un’ottima notizia per tutti noi. Con l’aiuto del Signore e con i giusti strumenti, la tentazione sessuale si può vincere. Non è una battaglia persa in partenza e non è una battaglia che affrontiamo da soli:

La cosa più importante da ricordare quando parliamo di purezza sessuale è questa: Dio è dalla tua parte! Dio vuole che tu vinca. Spesso le persone vedono Dio come un avversario quando si tratta di sesso: “È contro di me. Odia il sesso. Sono ripugnante per Lui. Si vergogna di me per quello che ho fatto. E, ad essere del tutto onesti, non posso biasimarlo più di tanto”. Convinzioni sbagliate come questa servono solo a convincerci che la nostra situazione è senza speranza e ci allontanano dalle braccia di Colui il cui amore, sostegno e affermazione sono l’unica cosa che ci permetterà di vincere questa guerra con la carne.


La vittoria di Giuseppe
Queste sono quindi 3 cose che possiamo imparare da Giuseppe nella lotta contro la tentazione sessuale. Poi però c’è una differenza, forse. Giuseppe vince contro la tentazione sessuale. Quanti di noi, invece, sono usciti sconfitti e continuano ad uscire sconfitti. Non sappiamo se Giuseppe è stato sempre integro in questa battaglia o se ci sono stati altri episodi nella sua vita nei quali ha sbagliato. Quello che sappiamo è che questo episodio di Giuseppe del Giuseppe definitivo, ovvero Gesù. Questo episodio ci parla di colui che è stato tentato, anche sessualmente, ma non hai peccato ed è stato sempre vittorioso.

Se e quando falliamo, quando guardiamo un video che non dovremmo guardare, quando fantastichiamo su una persona, quando non rimaniamo puri dobbiamo ricordarci e celebrare il fatto che Cristo è stato perfetto e vittorioso in modo che i suoi meriti diventassero i miei meriti.

Mercoledì nell’incontro Chelsea ci ha portato a riflettere su un passaggio in Ebrei 4 dove troviamo il seguente versetto:
15 Infatti non abbiamo un sommo sacerdote che non possa simpatizzare con noi nelle nostre debolezze, poiché egli è stato tentato come noi in ogni cosa, senza commettere peccato.

è incredibile pensare che Gesù per amore di me, nella sua umanità, ha rinunciato anche alla possibilità di fare sesso ma non per questo non è stato tentato e provato. Ma proprio come Giuseppe, Gesù non ha ceduto.

Gesù ha sconfitto la tentazione sessuale, Gesù è vittorioso sulla tentazione sessuale ora e per sempre.

Gesù l’ha sconfitta al posto tuo, sapendo che un giorno tu avresti ceduto e avresti peccato.

Gesù è anche l’esempio perfetto dell’impiegato modello.

Non c’è scritto da nessuna parte ma posso immaginare che come carpentiere non abbia mai imbrogliato, abbia sempre lavorato bene, sia sempre stato un lavoratore rispettoso di tutti.

E poi leggiamo di come si sia comportato in modo ineccepibile nei 3 anni di ministero: sempre la scelta giusta, sempre l’attenzione giusta, sempre sul pezzo. Sempre il giusto equilibrio tra incoraggiamento e la ripresa. Gesù è il lavoratore perfetto, venuto per riscattare e redimere il concetto del lavoro che era stato maledetto dal peccato. è l’impiegato modello, i cui meriti mi sono imputati per grazia quando fallisco un esame, quando non eccello a lavoro, quando perdo l’opportunità di proclamare i suoi valori a lavoro, quando non sono nominabile per l’impiegato del mese, quando in chiesa non porto edificazione o non mi impegno abbastanza, quando non servo il prossimo come dovrei.

Come cantiamo in uno dei nostri canti: il peccato ha vinto Gesù, l’ha sconfitto per noi. Libertà ha donato, Gesù l’ha vinta per noi. Alleluia, in Te è la vittoria! Alleluia, hai vinto tutto per me!

Abbiamo detto più volte in questa serie di predicazioni che Dio è sovrano. Abbiamo scoperto varie sfaccettature di queste sovranità. Il percorso di Giuseppe non era frutto del caso. Il suo contesto lavorativo e le sue sfide sessuali erano parte della sovranità di Dio. Lo stesso vale per te. Le difficoltà del tuo lavoro o della tua carriera universitaria, le sfide sessuali che affronti sono permessi dal Signore per il tuo bene e la tua crescita.

Sembrano situazioni troppo grandi per noi ma la speranza sta nel Vangelo. La sua sovranità si estende anche nel tuo lavoro e nella tua sfera sessuale. Non solo Gesù ha vinto al posto dei tuoi sbagli, lavorati e sessuali, ma ti dona anche la libertà e la potenza, come abbiamo detto, per essere vittorioso in questi ambiti. E la storia di Giuseppe, un uomo timorato di Dio, è un ottimo esempio

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