Tra ribellione e adesione: la vita dell’esiliato – Daniele 1 Testo e Video

Oggi iniziamo una nuova serie, durante la quale guarderemo insieme ad una parte del Libro di Daniele. Il Libro di Daniele è uno dei 39 libri dell’Antico Testamento. È un libro un po’ particolare, perché la prima parte è principalmente narrativa mentre la seconda è composta da visioni e profezie. Un’altra particolarità di questo libro è che non è stato scritto tutto in una lingua, che in genere per l’Antico Testamento è l’ebraico. Il primo capitolo è in ebraico, poi c’è una sezione in aramaico, la lingua parlata nell’impero babilonese, fino al 7 capitolo e gli ultimi cinque capitoli (8-12) sono di nuovo in ebraico.

 

 

Il libro di Daniele offre tanti spunti interessanti. In esso viene fuori il Regno di Dio, tanto caro a Gesù, la figura del Messia, la sovranità e la potenza di Dio e l’atteggiamento che i deportati e gli stranieri devono avere nei confronti di una cultura e di un paese alieno, atteggiamento che deve essere ripreso dai cristiani oggi.

Daniele e i suoi compagni a Babilonia

1 Il terzo anno del regno di Ioiachim, re di Giuda, Nabucodonosor, re di Babilonia, marciò contro Gerusalemme e l’assediò. 2 Il Signore gli diede nelle mani Ioiachim, re di Giuda, e una parte degli arredi della casa di Dio. Nabucodonosor portò gli arredi nel paese di Scinear, nella casa del suo dio, e li mise nella casa del tesoro del suo dio.

3 Il re disse ad Aspenaz, capo dei suoi eunuchi, di condurgli dei figli d’Israele, di stirpe reale o di famiglie nobili. 4 Dovevano essere ragazzi senza difetti fisici, di bell’aspetto, dotati di ogni saggezza, istruiti e intelligenti, capaci di stare nel palazzo reale per apprendere la scrittura e la lingua dei Caldei. 5 Il re assegnò loro una razione giornaliera dei cibi della sua tavola e dei vini che egli beveva, e ordinò di istruirli per tre anni dopo i quali sarebbero passati al servizio del re. 6 Tra di loro c’erano dei figli di Giuda: Daniele, Anania, Misael e Azaria. 7 Il capo degli eunuchi diede loro altri nomi[a]: a Daniele pose nome Baltazzar, ad Anania, Sadrac, a Misael, Mesac e ad Azaria, Abed-Nego.

8 Daniele prese in cuor suo la decisione di non contaminarsi con i cibi del re e con il vino che il re beveva, e chiese al capo degli eunuchi di non obbligarlo a contaminarsi. 9 Dio fece trovare a Daniele grazia e compassione presso il capo degli eunuchi. 10 Questi disse a Daniele: «Io temo il re mio signore, che ha stabilito quello che dovete mangiare e bere; se egli vedesse le vostre facce più magre di quelle dei giovani della vostra stessa età, voi mettereste in pericolo la mia testa presso il re». 11 Allora Daniele disse al maggiordomo, al quale il capo degli eunuchi aveva affidato la cura di Daniele, di Anania, di Misael e di Azaria: 12 «Ti prego, metti i tuoi servi alla prova per dieci giorni: dacci da mangiare legumi e da bere acqua. 13 In seguito confronterai il nostro aspetto con quello dei giovani che mangiano i cibi del re e ti regolerai su ciò che dovrai fare». 14 Il maggiordomo accordò loro quanto domandavano e li mise alla prova per dieci giorni. 15 Alla fine dei dieci giorni essi avevano miglior aspetto ed erano più prosperosi di tutti i giovani che avevano mangiato i cibi del re. 16 Così il maggiordomo portò via il cibo e il vino che erano loro destinati, e diede loro legumi.

17 A questi quattro giovani Dio diede di conoscere e comprendere ogni scrittura e ogni saggezza. Daniele aveva il dono di interpretare ogni specie di visioni e di sogni. 18 Giunto il momento della loro presentazione, il capo degli eunuchi condusse i giovani da Nabucodonosor. 19 Il re parlò con loro, ma fra tutti quei giovani non se ne trovò nessuno che fosse pari a Daniele, Anania, Misael e Azaria, i quali furono ammessi al servizio del re. 20 Su tutti i punti che richiedevano saggezza e intelletto, sui quali il re li interrogasse, egli li trovava dieci volte superiori a tutti i magi e astrologi che erano in tutto il suo regno. 21 Daniele continuò così fino al primo anno del re Ciro.

Questo è il primo capitolo del libro di Daniele, e in esso troviamo i protagonisti principali della storia. Sono questi i personaggi che ci accompagneranno nelle prossime settimane, e in queste settimane vogliamo capire come agiscono, perché fanno delle cose e non ne fanno altre, come si sviluppano ed evolvono nel corso della storia. E dallo studio delle loro storie, vogliamo trarre un prezioso insegnamento per le nostre vite. Andiamo allora a vedere chi sono questi protagonisti. CITAZIONE SU PROTAGONISTI STORIA

Nabucodonosor – Il libro di Daniele inizia con la conquista da parte di Nabucodonosor, re di Babilonia, del regno di Giuda e della sua capitale, Gerusalemme. Nabucodonosor è a capo del più grande impero dell’epoca, il nemico di Israele, il pagano. Da questi versetti possiamo farci un’idea del tipo di persona che fosse il re babilonese. Nabucodonosor è sicuramente un uomo con delle grosse responsabilità, un uomo potente, a capo di un grandissimo esercito. Un uomo che pensa di poter controllare la sua vita, la sua famiglia, il suo lavoro. Una volta conquistato il regno di Giuda decide di disporre come meglio crede delle ricchezze e delle persone che trova a Gerusalemme. Nabucodonosor svuota il tempio di Dio per arricchire il tempio del suo dio e ordina che le persone più importanti di Israele fossero portate a Babilonia. Queste persone dovevano essere di famiglia reale o comunque nobile, senza difetti fisici, belle esteriormente, educate, acculturate, intelligenti. Nabucodonosor forzava queste persone, dopo aver cambiato il loro nome e aver dato il nome di divinità pagane, a studiare per anni prima che potessero presentarsi davanti a lui.

Due mercoledì fa, durante l’incontro nel quale stiamo leggendo insieme il Vangelo di Marco, abbiamo visto un episodio nel quale i dodici discepoli di Gesù discutono sul chi fosse il più grande fra di essi. Gesù, che è stato il più grande uomo della terra, di fronte alla loro superbia, si siede, raccoglie intorno a se i discepoli e dice quanto segue

“Allora, sedutosi, chiamò i dodici e disse loro: «Se qualcuno vuole essere il primo, sarà l’ultimo di tutti e il servitore di tutti».” (Marco 9:35)

Non penso che Nabucodonosor rientri nella descrizione fatta da Gesù. Nabucodonosor deve essere stato un uomo dall’ego smisurato, una persona orgogliosa, un re che definiva il suo valore attraverso l’incarico che rivestiva e attraverso la grandezza del suo regno. Un uomo assetato di fama, di gloria e di potere.

Ma Nabucodonosor non è solo questo, Nabucodonosor è, come dice Daniele al secondo versetto, l’uomo che era stato scelto da Dio per sconfiggere Ioachim. Vedremo in futuro che non soltanto Dio sta usando Nabucodonosor, ma che Dio ha anche qualcosa in serbo per questo re orgoglioso e potente. Nabucodonosor rappresenta la punizione divina per il popolo di Israele che per troppo tempo si era ribellato al suo Signore, adorando idoli pagani, praticando l’ingiustizia e allontanandosi dalle vie di Dio.

Daniele ei si suoi amici

Da una parte abbiamo Nabucodonosor, e dall’altra abbiamo Daniele e i suoi amici, Anania, Misael e Azaria. Daniele e i suoi amici sono le vittime dell’invasione babilonese. Questi quattro ragazzi vengono scelti per essere portati a Babilonia, lontani da casa, lontani dalle loro famiglie, lontano dalla terra promesse e dal tempio di Dio. Daniele e i suoi amici sono vittime, vittime non soltanto dell’invasione babilonese, ma anche delle scelte scellerate del popolo d’Israele.

In loro ritroviamo uno dei temi dominanti della Bibbia: l’esilio. Si, perché questo tema si ripropone di continuo: Adamo ed Eva vengono esiliati dal giardino dell’Eden dopo aver peccato, qualche settimana fa abbiamo visto che l’umanità viene dispersa ed esiliata dopo la costruzione della torre di Babele, Abramo viene chiamato ad abbandonare la sua terra natia, Israele vive in mezzo agli egiziani prima e poi vaga per quaranta anni nel deserto, prima di dover entrare e far suo un paese pieno di nazioni nemiche. Quando poi Israele non ubbidisce ai comandamenti del patto con Dio, viene sconfitto e deportato a Babilonia. Ed è qui che conosciamo Daniele e i suoi tre amici. Ma vado un attimo avanti. Perché anche dopo la deportazione, anche quando gli israeliti tornano a casa, la loro condizione è molto simile a quella di un esiliato, potendo si vivere nel loro paese, ma un paese ancora sottomesso a regni stranieri. È in questo clima che si presenta Gesù, con Israele sotto il governo dell’impero romano. Ed è in questo clima che lui da vita alla chiesa, i cui membri sono definiti da Pietro come “stranieri e pellegrini” (1 Pietro 2:11).

Ma come si vive da esiliati? Come si vive da stranieri, da pellegrini, da persone che si ritrovano in un contesto ostile? Daniele, i suoi amici e i loro contemporanei ci offrono delle ottime risposte. In genere le reazioni che avevano gli ebrei erano di due tipi: da una parte la ribellione e dall’altra l’adattamento. Questi tipi di reazione li vediamo anche ai tempi di Gesù rispetto ai romani: da una parte c’erano gli zeloti, che cercavano di portare avanti una guerriglia contro l’impero nemico, e tutti coloro che, religiosi o meno, erano molto insofferenti nei confronti di Roma. Dall’altra c’erano coloro che si erano adattati troppo ai gentili, al punto da prendere le loro usanze, adorare i loro dei, lavorare con loro per arricchirsi a discapito dei loro connazionali.

Daniele ci presenta una terza via. Una via che non prevede la ribellione né l’adattamento a dei modi di fare che non sono in linea con i comandamenti di Dio. Una volta arrivato a Babilonia Daniele non inizia a complottare contro Nabucodonosor, non cerca un modo per farlo morire, non scappa dal palazzo reale. Non si rifiuta di imparare la nuova lingua e le usanze dei babilonesi. Da parte di Daniele ci deve essere stata una grande umiltà, al punto da dare il massimo per diventare un servo del re che aveva distrutto il suo paese. Molti di noi sono studenti universitari, o lo sono stati. Ma credo che nessuno di noi sia andato all’università col sogno di essere un giorno assunti dal nostro peggior nemico. Eppure questo è quello che succede a volte nella vita, finiamo a lavorare con persone che proprio non sono il nostro capo ideale. Dopo tre anni di duro lavoro, Daniele e i suoi amici conoscono personalmente il re e i quattro sono semplicemente eccezionali, la loro preparazione, la loro intelligenza superano di gran lunga non solo gli altri ragazzi che erano stati preparati con loro, ma anche di tutti i magi e gli astrologi che erano già al servizio di Nabucodonosor.

Daniele e i suoi amici mettono in pratica quello che Dio aveva detto attraverso il profeta Geremia

4 «Così parla il Signore degli eserciti, Dio d’Israele, a tutti i deportati che io ho fatto condurre da Gerusalemme a Babilonia: 5 “Costruite case e abitatele; piantate giardini e mangiatene il frutto; 6 prendete mogli e generate figli e figlie; prendete mogli per i vostri figli, date marito alle vostre figlie perché facciano figli e figlie; moltiplicate là dove siete e non diminuite. 7 Cercate il bene della città dove io vi ho fatti deportare e pregate il Signore per essa; poiché dal bene di questa dipende il vostro bene”. (Geremia 29)

La vita da esiliato per coloro che obbedivano a Dio, non era una vita da ribelle, ma una vita di sacrificio per il prossimo e di servizio per il prossimo. Ma, dall’altra parte, non era una vita di resa totale e di sottomissione totale ai costumi, agli dei e ai valori dell’impero babilonese. Dio non ha mai detto ad Israele di conformarsi ad altri popoli. Abbiamo letto prima

8 Daniele prese in cuor suo la decisione di non contaminarsi con i cibi del re e con il vino che il re beveva, e chiese al capo degli eunuchi di non obbligarlo a contaminarsi.

La vita da esiliato comporta decisioni difficili e potenzialmente pericolose. In questo caso Daniele decide di non mangiare del cibo che secondo la legge mosaica erano impuri. Questa decisione potrebbe sembrare semplice e scontata. Al giorno d’oggi ci sono un milione di diete diverse e ho conosciuto dei credenti che a volte hanno fatto la dieta di Daniele, un regime alimentare che prevede solo legumi e acqua. Ma quando Daniele decide questa cosa, non si trattava soltanto di una preferenza di cibo, ma di rimanere fedele al comandamento del Signore. Ovviamente questa scelta poteva avere delle ripercussioni, perché Daniele, in quanto schiavo di un popolo sconfitto, poteva venire punito per la minima cosa. Daniele decide di rischiare la sua vita non per un capriccio, ma per rimanere fedele a Dio. E non si ferma alla prima difficoltà, perché dopo aver parlato con il capo degli eunuchi, che non ci tiene particolarmente a perdere la testa, si rivolge al maggiordomo con la stessa richiesta.

La vita dell’esiliato, allora, è una vita in equilibrio tra due estremi. Non è semplicemente bianco o nero, ma molto spesso è qualcosa in mezzo.

Dio

Il terzo personaggio di questo capitolo è Dio. L’autore del libro non cerca di sminuire l’importanza del Signore nelle vicende raccontate. Dio è presentato come colui che da Ioachim in mano a Nabucodonosor. L’ascesa al potere di Nabucodonosor è permessa da Dio, Dio non è sorpreso da quello che succede. Altrettanto evidente è la guida di Dio nella vita di Daniele e dei suoi amici.

9 Dio fece trovare a Daniele grazia e compassione presso il capo degli eunuchi.

E

17 A questi quattro giovani Dio diede di conoscere e comprendere ogni scrittura e ogni saggezza.

Daniele e i suoi amici sono in una terra straniera, ma questo non vuol dire che sono abbandonati e lontani dal Signore. La settimana scorsa abbiamo intervistato 342 studenti: oltre il 70% si è definito ateo o agnostico, il 25% cristiano cattolico ma quasi nessuno praticante. Alla luce di questi dati, oltre il 95% degli studenti è lontanissimo da Dio e potremmo di conseguenza pensare: dov’è Dio in tutto questo? Dov’è Dio in una città che sta diventando sempre più ostile? Dio è qui! Dio non è sorpreso dagli oscillamenti politici, non è sorpreso dalle difficoltà della società e non è lontano. La cosa incoraggiante di questo capitolo e del libro di Daniele, come vedremo in queste settimane, è che Dio sta usando sia il male, le intenzioni cattive, la guerra di Nabucodonosor sia le buone intenzioni, lo spirito timorato di Dio di Daniele e dei suoi amici per l’avanzamento del suo piano!

 

Per concludere, due riflessioni veloci e pratiche sui nostri personaggi principali, non metto Dio in una categoria a parte perché credo che sia evidente la sua presenza nelle due categorie di persone.

Nabucodonosor: Nabucodonosr può benissimo rappresentare il “mondo”, quelle cose che ci circondano e che sono in evidente contrasto con i decreti di Dio. Pensiamo allo sfruttamento, pensiamo all’aborto, alla povertà.

Per quanto fosse malvagio, orgoglioso, lontano da Dio, il re babilonese non era fuori dal controllo di Dio. All’epoca di Daniele era chiaro chi fosse al comando, il re del regno più forte. Al giorno d’oggi siamo circondati da poteri forti come mai prima, forse: abbiamo nazioni che lottano per il predominio, banche potenti che cercano solo il benessere di poche persone, aziende multinazionali che controllano la maggior parte delle risorse economiche della terra, piattaforme online che raccolgono i nostri dati. Dovunque ci giriamo troviamo oppressione e ingiustizia! Il libro di Daniele mi ricorda e ci ricorda che Dio è più forte dei poteri forti, più grande delle grandi aziende, più ricco delle banche, più pericoloso di eserciti e bombe nucleari. Il libro di Daniele ci ricorda che anche le intenzioni sbagliate degli uomini più potenti della terra vengono prese all’interno della cornice del piano di Dio. Non conosco tutte le battaglie che state affrontando, ma in esse Dio è sovrano e più potente del nemico.

Daniele: Daniele e i suoi amici ci danno la rotta da seguire se vogliamo vivere come esiliati e stranieri. A volte in chiesa si fa una forte distinzione tra mondo e credenti, sottolineando che dobbiamo separarci quanto più possibile dal mondo, che è radice di tutti i mali. In questo modo diventiamo noi stessi ostili a ciò che ci circonda, e viviamo la nostra vita mettendo in opposizione la chiesa, dove possiamo impegnarci, fare del nostro meglio, creare benessere, e il mondo di tutti i giorni, dove invece cerchiamo di limitare i danni.

Credo che l’esempio di Daniele sia invece diverso. L’esempio di Daniele è di equilibrio. Daniele non si rifiuta di servire un re pagano e malvagio, anzi lo fa al proprio meglio. Ma non si piega in tutto e per tutto. È facile dire: dobbiamo come credenti opporci al mondo, è molto più difficile trovare l’equilibrio giusto fra adesione e opposizione. Questo equilibrio diventa la preghiera di Gesù per i suoi discepoli:

11 Io non sono più nel mondo, ma essi sono nel mondo, e io vengo a te… 15 Non prego che tu li tolga dal mondo, ma che tu li preservi dal maligno. 16 Essi non sono del mondo, come io non sono del mondo. 17 Santificali nella [tua] verità: la tua parola è verità. 18 Come tu hai mandato me nel mondo, anch’io ho mandato loro nel mondo.  (Giovanni 17)

Spesso usiamo la frase “nel mondo ma non del mondo”, forse dovremmo trasformarla in “non del mondo, ma mandati nel mondo.” Noi non siamo del mondo, perché attraverso la sua morte e resurrezione Cristo si è creato un nuovo popolo che appartiene ad un nuovo mondo. Tutti coloro che sono di questo nuovo mondo non possono essere di questo mondo. Ma coloro che sono di Cristo sono mandati nel mondo, per accrescere questo nuovo popolo facendo nuovi discepoli.

I veri seguaci di Gesù non solo sono stati crocifissi al mondo, ma sono anche risuscitati e rimandati nel mondo per liberare altri (David Mathis). Come chiesa dobbiamo capire come vivere da stranieri di questo mondo ma in questo mondo. La Bibbia ci da solo delle indicazioni, sta a noi capire il giusto equilibrio nel nostro contesto, come vediamo fare con Daniele e i suoi amici, alla corte del re nemico Nabucodonosr.

 

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