Tre motivi per essere grati – Luca 7:18-35

Qualcuno una volta ha detto: Dio ti ha fatto un dono di 86.400 secondi oggi. Ne hai usato uno per dire “grazie?”. Sembra ridicolo, ma spesso non riusciamo a trovare nemmeno un secondo nelle nostre giornate per ringraziare il Signore, quando invece la Bibbia ci esorta in questo modo: “16 Siate sempre gioiosi; 17 non cessate mai di pregare; 18 in ogni cosa rendete grazie” (1 Tessalonicesi 5). Esercitare la gratitudine nel Signore ci fa godere in maggiore profondità e con più gioia il nostro rapporto con Dio, eppure noi, o perlomeno io, spesso passo più tempo a lamentarmi e a preoccuparmi che a ringraziare.

Ecco allora che oggi voglio dare 3 motivi di ringraziamento, e lo facciamo continuando il Vangelo di Luca.

18 I discepoli di Giovanni gli riferirono tutte queste cose. 19 Ed egli, chiamati a sé due dei suoi discepoli, li mandò dal Signore a dirgli: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettarne un altro?» 20 Quelli si presentarono a Gesù e gli dissero: «Giovanni il battista ci ha mandati da te a chiederti: “Sei tu colui che deve venire o ne aspetteremo un altro?”» 21 In quella stessa ora, Gesù guarì molti da malattie, da infermità e da spiriti maligni, e a molti ciechi restituì la vista. 22 Poi [Gesù] rispose loro: «Andate a riferire a Giovanni quello che avete visto e udito: i ciechi recuperano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, il vangelo è annunciato ai poveri. 23 Beato colui che non si sarà scandalizzato di me!»

1° motivo di ringraziamento: il Messia di cui avevamo bisogno

Dopo le storie dei due miracoli che abbiamo trattato nelle due ultime predicazioni, troviamo un episodio particolare. Giovanni Battista, che aveva preparato la scena per l’arrivo di Gesù, è in prigione. I suoi discepoli gli raccontano quello che sta facendo Gesù e Giovanni manda qualcuno a chiedere a Gesù se è effettivamente lui il Messia che il popolo d’Israele stava aspettando.

Nei versetti che seguiranno, Gesù parlerà in maniera estremamente positiva di Giovanni, affermando “28 Io vi dico: fra i nati di donna nessuno è più grande di Giovanni”.

Eppure in questo momento Giovanni non è sicuro ed è tormentato dal dubbio. Non sappiamo esattamente perché, forse perché Gesù, secondo le profezie, avrebbe liberato schiavi e prigionieri. Invece Giovanni, dopo anni di ministero incredibile, si ritrovava ora in prigione, a marcire senza poter fare niente.

Forse perché la lontananza da Gesù, la durezza della prigionia, la sofferenza aveva portato Giovanni ad avere dei dubbi, molti più dubbi di quanti avesse quando Giovanni aveva incontrato e battezzato Gesù.

Forse perché Gesù si stava rivelando un Messia diverso da quello che si aspettava. Forse le aspettative di Giovanni non sembravano trovare risposta nelle storie che arrivavano fino alla prigione. Forse anche Giovanni si aspettava una liberazione politica da parte di Gesù.

Non sappiamo con certezza il perché, forse erano tutte queste cose insieme. A Giovanni, Gesù risponde dicendo: guarda i miracoli che vengono fatti, si, sono io il Messia. Le profezie messianiche che troviamo in Isaia, per esempio, avevano predetto che il Salvatore avrebbe guarito ciechi, sordi, e zoppi.

Quanti di voi hanno visto Il Cavaliere Oscuro, il film su Batman di Christopher Nolan?

Una delle frasi più famose del film è: “Non l’eroe che meritavamo ma quello di cui avevamo bisogno. Un paladino, un cavaliere senza macchia.”

Un commentario, scritto molti anni prima della sceneggiatura del film di Nolan, parlando del testo di oggi dice: “Gesù può non rappresentare il tipo di Dio che loro volevano, ma sorge la domanda se non potesse essere invece il tipo di Dio di cui avevano bisogno.”[1]

Il primo motivo di gratitudine in questo testo è che Gesù non è il Salvatore che meritavamo, perchè noi non meritavamo niente. Gesù non è nemmeno il Salvatore che volevamo. Questo a volte è difficile, soprattutto quando ci troviamo nel dubbio, quando abbiamo tante domande, quando ci sono cose che non capiamo o quando vorremmo che Gesù si comportasse diversamente.

Ma possiamo essere grati, perché Gesù non è il Salvatore che meritavamo, non è il Salvatore che volevamo, ma è quello di cui avevamo bisogno. Giovanni poteva avere dei dubbi in quel momento, ma anche lui ha alla fine visto la sufficienza e la perfezione di Cristo Gesù. Anche noi possiamo vivere momenti di forte dubbio. Il nostro ministero, inteso come vita di servizio al Signore, non ne è esente. Possiamo attraversare momenti di forte depressione spirituale, di ombre, possiamo lamentarci come ha fatto Geremia nel libro che stiamo studiando negli incontri del mercoledì. Ma Gesù è il paladino, il cavaliere senza macchia, venuto per liberare coloro che sono oppressi, che sono resi ciechi, che sono resi sordi, che sono resi storti, che sono resi storti dal dominio del peccato. Gesù è il salvatore che attraverso la sua morte fa sì che possiamo essere perdonati dai nostri sbagli e avere una relazione con Dio. I nostri problemi vengono risolti se accettiamo la sua morte e resurrezione.

Alla fine del film Il Cavaliere Oscuro, Batman decide di sacrificare la sua reputazione, diventare un fuorilegge, per il bene di Gotham. Similmente, Gesù ha deciso di rinunciare ad ogni cosa, per farsi servo, per farsi sbeffeggiare e ridicolizzare, finendo per morire come i malfattori, tra due ladroni, su una croce romana.

Beati coloro che non si scandalizzano di questo Messia, che lo accettano per chi lui è, che credono in lui per fede, anche quando non capiscono. Non so se senti il bisogno di un Salvatore, e che tipo di salvatore credi di volere. Quello che la Bibbia offre, e che noi oggi ti offriamo, è Gesù, venuto per liberarci dal peccato. E per questo non possiamo smettere di ringraziarlo.

2° motivo di ringraziamento: il Regno di Dio

24 Quando gli inviati di Giovanni se ne furono andati, Gesù cominciò a parlare di Giovanni alla folla: «Che cosa andaste a vedere nel deserto? Una canna agitata dal vento? 25 Ma che cosa andaste a vedere? Un uomo avvolto in morbide vesti? Ecco, quelli che portano degli abiti sontuosi e vivono in delizie stanno nei palazzi dei re. 26 Ma che andaste a vedere? Un profeta? Sì, vi dico, e uno più di un profeta. 27 Egli è colui del quale è scritto: “Ecco, io mando davanti a te il mio messaggero, che preparerà la tua via davanti a te”. 28 Io vi dico: fra i nati di donna nessuno è più grande di Giovanni; però, il più piccolo nel regno di Dio è più grande di lui.

Appena i discepoli di Giovanni vanno via, Gesù si rivolge alla folla e inizia a parlare di Giovanni. Lo fa, iniziando con delle domande retoriche. Molti infatti erano andati a vedere Giovanni nel deserto, ma cosa erano andati a vedere? Una canna agitata dal vento? No certo, Giovanni di sicuro non era come una canna, che pende a destra o a sinistra a seconda del vento. Giovanni era un uomo inflessibile per il Signore, così fermo nel Signore da essere finito in prigione per lui.

Erano andati a vedere un uomo con dei vestiti soffici, costosi, alla moda? Assolutamente no, perché Giovanni era vestito di peli di cammello, ed era lontano dai palazzi del potere, dove i ricchi e i potenti erano vestiti sfarzosamente. A Giovanni non interessava la potenza, la ricchezza e il confort di questo mondo, ma la potenza, la ricchezza e la consolazione del Signore dei Signori.

No, in tantissimi erano andati nel deserto a vedere un profeta, uno più di un profeta, e un messaggero, secondo le parole di Gesù. L’ultimo, il più grande dei profeti, colui che era stato mandato dal Signore per preparare la strada all’arrivo del Messia. Giovanni è l’ultimo profeta del Vecchio Testamento, e fa da ponte tra il Vecchio e il Nuovo. Giovanni Battista è un uomo unico.

Sicuramente possiamo essere grati per il servizio di Giovanni Battista, ma in questi versetti c’è un motivo molto più grande per essere riconoscenti. Il secondo motivo di ringraziamento è che Gesù ci ha portato il Regno di Dio.

Cosa è il Regno di Dio? R.C. Sproul, che è stato un pastore e teologo americano, risponde così:

Supponiamo che qualcuno ti faccia questa domanda: cos’è il regno di Dio? Come risponderesti? La risposta facile sarebbe notare che un regno è quel territorio su cui regna un re. Poiché comprendiamo che Dio è il Creatore di tutte le cose, l’estensione del Suo regno deve essere il mondo intero. Evidentemente, quindi, il regno di Dio è ovunque Dio regna, e poiché Egli regna ovunque, il regno di Dio è ovunque.

Ma… Certamente il Nuovo Testamento arriva a qualcos’altro. Lo vediamo quando Giovanni Battista esce dal deserto con il suo annuncio urgente: “Convertitevi, perché il regno di Dio è vicino”. Lo vediamo di nuovo quando Gesù appare sulla scena con lo stesso messaggio. Se il regno di Dio consiste di tutto l’universo su cui regna Dio, perché qualcuno dovrebbe annunciare che il regno di Dio era vicino o stava per avverarsi. Ovviamente, Giovanni Battista e Gesù intendevano qualcosa di più su questo concetto del regno di Dio.

Al centro di questo tema c’è l’idea del regno messianico di Dio. È un regno che sarà governato dal Messia nominato da Dio, che non sarà solo il Redentore del Suo popolo, ma il suo Re. Quindi, quando Giovanni parla della vicinanza radicale di questa svolta, dell’arrivo del regno di Dio, parla di questo regno del Messia.

(Alla fine della vita di Gesù, proprio mentre stava per partire da questa terra, i suoi discepoli ebbero l’opportunità di rivolgergli un’ultima domanda. Dissero: “Signore, in questo momento restituirai il regno a Israele?” (Atti 1:6b). Posso facilmente immaginare che Gesù possa essere stato un po’ frustrato da questa domanda. Mi sarei aspettato che dicesse: “Quante volte te lo devo dire, non ho intenzione di restaurare il regno di Israele?” Ma non è quello che ha detto; Ha dato una risposta paziente e gentile. Disse: “Non spetta a voi conoscere i tempi o le stagioni che il Padre ha posto nella Sua propria autorità. Ma riceverai potenza quando lo Spirito Santo sarà sceso su di te; e mi sarete testimoni in Gerusalemme, e in tutta la Giudea e Samaria, e fino all’estremità della terra» (At 1,7-8). Cosa voleva dire? A cosa stava arrivando?)

Quando Gesù disse a Pilato: “Il mio regno non è di questo mondo”, stava indicando che il suo regno era qualcosa di spirituale che ha luogo nei nostri cuori o stava parlando di qualcos’altro? Tutto l’Antico Testamento richiamava l’attenzione non su un regno che sarebbe semplicemente apparso nei cuori delle persone, ma su un regno che avrebbe fatto irruzione in questo mondo, un regno che sarebbe stato governato dall’unto Messia di Dio. Per questo motivo, durante il suo ministero terreno, Gesù fece commenti come: “Se io scaccio i demòni con il dito di Dio, certo il regno di Dio è venuto su di voi” (Lc 11,20). Allo stesso modo, quando Gesù inviò settanta discepoli in missione di predicazione, ordinò loro di dire alle città impenitenti che “Il regno di Dio si è avvicinato a voi” (Luca 10:11b). Come potrebbe il regno essere sulle persone o vicino a loro? Il regno di Dio era vicino a loro perché il Re del regno era lì. Quando venne, Gesù inaugurò il regno di Dio. Non l’ha consumato, ma l’ha iniziato. E quando salì al cielo, vi andò per la sua incoronazione, per la sua investitura come Re dei re e Signore dei signori.

Quindi la regalità di Gesù non è qualcosa che rimane nel futuro. Cristo è re in questo momento. È nella sede della più alta autorità cosmica. Ogni autorità in cielo e sulla terra è stata data all’unto Figlio di Dio (Matteo 28:18).

La venuta di Gesù è la manifestazione concreta del Regno di Dio, il Regno di pace, amore, perdono, perfezione di Dio. E questo Regno continua a manifestarsi per mezzo del suo popolo, di persone che hanno creduto in Gesù e sono entrate a far parte di questo Regno. Far parte di questo Regno cambia tutto: cambia la nostra cittadinanza, perché ora siamo siamo concittadini dei santi del regno di Dio; cambia la nostra identità, perché siamo figli di Dio e membri della sua famiglia; cambia la nostra prospettiva, perché la nostra vita non finisce con la morte, ma la morte è un passaggio verso l’eternità del Regno di Dio; cambiano i nostri valori, che non sono umani, ma sono quelli di Dio; cambiano le nostre priorità, perché non troviamo più piacere nel soddisfare i nostri piaceri carnali, ma nel vivere secondo lo Spirito.

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Per questo motivo, Gesù dice che il più piccolo del Regno di Dio è più grande di Giovanni. Non perché Giovanni Battista non appartenesse al Regno di Dio, ma per sottolineare la portata, la grandezza del Regno che la sua venuta aveva inaugurato. Un Regno di cui facciamo parte e per il quale ringraziare il Signore.

3° motivo di ringraziamento: l’ostilità del mondo

29 Tutto il popolo che lo ha udito, anche i pubblicani, hanno riconosciuto la giustizia di Dio, facendosi battezzare del battesimo di Giovanni;  30 ma i farisei e i dottori della legge, non facendosi battezzare da lui, hanno respinto la volontà di Dio per loro. 31 A chi dunque paragonerò gli uomini di questa generazione? A chi sono simili?  32 Sono simili a bambini seduti in piazza, che gridano gli uni agli altri: “Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato; abbiamo cantato dei lamenti e non avete pianto”.  33 Difatti è venuto Giovanni il battista, che non mangia pane e non beve vino, e voi dite: “Ha un demonio”. 34 È venuto il Figlio dell’uomo, che mangia e beve, e voi dite: “Ecco un mangione e un beone, amico dei pubblicani e dei peccatori! 35 Ma alla sapienza è stata resa giustizia da tutti i suoi figli”».

Continuando il suo discorso, Gesù sottolinea come il popolo, e addirittura i pubblicani, che formavano una categoria a sé, avevano accettato il battesimo di Giovanni, mentre i capi religiosi e politici del popolo hanno respinto Dio. Per queste persone, ogni tipo di manifestazione divina era da criticare: Giovanni Battista, che non mangiava pane e non beveva vino e che viveva una vita austera nel deserto, aveva un demonio. Gesù, che mangiava in compagnia dei “peccatori” era un mangione e un beone. In entrambi i casi delle caratteristiche dei singoli venivano prese (viveva nel deserto e mangiava coi peccatori) e portate con diffamazione all’estremo (aveva un demonio ed era un ubriacone).

Oggi abbiamo visto come Gesù è il Salvatore di cui avevamo bisogno, i nostri problemi sono risolti in lui. Lui è anche il Re di questo Regno invincibile e universale. La conseguenza sembra essere naturale: per i cristiani la vita è tutta rosa e fiori. No?

Non è quello che si evince dal testo di oggi. I capi religiosi, i capi politici e tanti altri si erano comportati come dei bambini capricciosi nei confronti di Giovanni e Gesù. Dio nel suo amore aveva mandato prima Giovanni e poi Gesù, ma queste persone avevano rifiutato sia il suono gioioso del flauto che il richiamo sobrio dei lamenti. Gesù e i suoi discepoli vengono testati con tranelli e questioni teologiche, Giovanni viene deriso e poi viene messo in prigione da Erode. La storia della chiesa è piena di persone che hanno sofferto per la fede e di martiri per la fede.

Possiamo essere grati perché Gesù è il Messia di cui avevamo bisogno, anche nei nostri dubbi; possiamo ringraziare per il Regno di Dio che Gesù ha portato. Ed infine il terzo motivo di ringraziamento è un motivo che sembra paradossale: l’ostilità da parte del mondo. Se Gesù è il nostro Salvatore, se il Regno di Dio è la nostra nuova famiglia e la nostra nuova nazione, allora questo mondo ci è ostile. E per quanto possa essere difficile, scomodo, stancante, doloroso, questa è una buona notizia. L’ostilità del regno del diavolo, è un segno dell’opera di trasformazione che Dio ha compiuto in noi grazie a Gesù e per opera dello Spirito Santo.

Se sei un credente stai provando, o proverai, l’ostilità del mondo sulla tua pelle. Quando non vieni compreso perché la priorità nella tua vita è vivere per il Signore, o sul come gestisci il tuo lavoro, il tuo tempo libero, i tuoi soldi, il sesso, sii grato! Il Signore è il tuo Messia, tu appartieni al suo Regno e questa è una normale conseguenza.

Quando facciamo del nostro meglio per servire la chiesa, per servire i nostri famigliari, servire i nostri colleghi a lavoro e siamo ricambiati con astio, ostilità e odio, rallegrati. Dietro queste piccole difficoltà abbiamo la certezza di essere nel giusto, di essere figli della sapienza(35). In Gesù, noi abbiamo trovato il compimento dell’appello fatto dalla Saggezza personificata in Proverbi 8:

32 Ora, figlioli, ascoltatemi; beati quelli che osservano le mie vie! 33 Ascoltate l’istruzione, siate saggi, e non la rifiutate! 34 Beato l’uomo che mi ascolta, che veglia ogni giorno alle mie porte, che vigila alla soglia della mia casa! 35 Chi mi trova infatti trova la vita e ottiene il favore del Signore.

Il testo di oggi ci ricorda che possiamo essere grati per Gesù, che è il Salvatore di cui avevamo bisogno. Ci ricorda di essere grati per il Regno di Dio, del quale noi facciamo parte. Ed infine ci ricorda di essere grati per l’ostilità del mondo.

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